Domeniche – Solennità – Proprio dei Santi
Introduzioni alle celebrazioni di Francesco, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Paolo VI
Libreria Editrice Vaticana
Introduzione all’anno Liturgico
L’anno liturgico è la celebrazione, da parte della Chiesa, dell’opera della salvezza. Così si esprime, al riguardo, la Costituzione Apostolica sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II: “La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare con sacra memoria, in giorni determinati dell’anno, l’opera della salvezza del suo sposo divino” (SC, 102).
Con il termine “sacra memoria” il testo conciliare intende sottolineare che la liturgia non è semplicemente un ricordo della storia della salvezza. Ne è piuttosto la sua attuazione, la sua presenza operante nell’oggi della Chiesa. In questo senso, la liturgia è la perenne contemporaneità del mistero di Cristo Salvatore a ogni tempo della storia, alla vita di ogni uomo.
In tal modo la liturgia si rivela a noi come la possibilità reale di accedere a quanto Gesù ha vissuto e compiuto nella sua vita. Questo contatto reale con Cristo, nel quale si rinnova, nella ricchezza dei segni liturgici, quel “toccare” salvifico di cui spesso raccontano le pagine evangeliche, consente di rivivere la sua vita, di essere trasformati in Lui. E, in questo, consiste il cammino della santità.
L’anno liturgico, pertanto, nel suo ciclico rinnovarsi, è allo stesso tempo glorificazione di Dio e del Suo amore per noi, e nostra santificazione intesa come progressiva assimilazione al pensiero e ai sentimenti di Cristo.
San Bernardo di Chiaravalle, nel Sermone per la Natività di Maria Santissima, afferma che l’anno liturgico è “la dolce memoria di Cristo”. Definizione più suggestiva e vera è difficile trovarla. In effetti la celebrazione annuale dei divini misteri intende ravvivare nel cuore, nella mente e nella vita la memoria di Cristo, memoria dolce perché salva e redime nel segno di un amore la cui misura è quella di essere senza misura.
Così, ogni anno, la vita di colui che prende parte attiva alla sacra liturgia intensifica l’appartenenza al Signore e alla Chiesa, realizzando in sé quanto l’apostolo Paolo affermava in relazione alla propria esperienza di fede: “Per me vivere è Cristo” (Fil 1, 21); e, altrove: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20).
Degno di nota, in merito, è quanto ascoltiamo in occasione della solennità dell’Epifania. Nella celebrazione liturgica di quel giorno, infatti, all’Annuncio della Pasqua, risuonano le seguenti parole: “Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno. Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza. Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua”.
E’ proprio il mistero pasquale il cuore dell’anno liturgico. E ogni tappa dell’anno scaturisce da questo cuore che tutto risana e pacifica, illumina e infiamma. Il vertice dell’opera salvifica irradia la sua potenza d’amore sull’intero corso dell’anno. Infatti, ascoltiamo ancora nell’Annuncio della Pasqua: “In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte. Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi”.
L’anno liturgico, in ogni suo tempo e in ogni suo atto, introduce in quella storia della salvezza la cui origine è nel mistero trinitario e che in Gesù, Figlio di Dio fatto uomo per noi, conosce il vertice e la pienezza. Così diventa sempre più vero, anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno, che “Cristo è tutto per noi”, secondo la bella espressione di sant’Ambrogio (La verginità, 99); quel Cristo che è presente nella celebrazione dei santi misteri e che, abbracciando la nostra vita, ci consente di rivolgere lo sguardo al Padre Creatore e allo Spirito Santo Amore. Il Cielo di Dio, pertanto, si affaccia sulla terra degli uomini e il tempo del mondo è assunto nel tempo di Dio. Il cosmo intero ritrova il suo significato più vero e lo scorrere della vita non si identifica più con un correre verso la morte e il nulla. Le porte dell’eternità sono spalancate e l’umanità gloriosa di Cristo appare come la dimora sicura che ci attende al termine del pellegrinaggio terreno.
L’anno liturgico, dunque, che è sacra memoria dell’opera della salvezza, è dolce memoria di Cristo e del mistero pasquale, glorificazione dell’amore eterno di Dio, cammino di santificazione dell’uomo, rinnovamento del cosmo intero nella signoria di Cristo, Signore del tempo e della storia, anticipazione della fine senza fine nell’eterna felicità trinitaria e sacramento dei tempi beati.
Non si dà, pertanto, vita di fede senza vita liturgica. Anzi, la vita liturgica nel suo dispiegarsi annuale, imprime in colui che vi partecipa la forma propriamente cristiana dell’esistenza che, nella Parola e nel Sacramento, ritrova sempre le due colonne portanti della sua quotidiana edificazione. Afferma la Sacrosanctum Concilium: “Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa [la Chiesa] apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza” (102).
E’ indispensabile che il pianeta terra della vita cristiana giri attorno al sole-Cristo con una rotazione annuale. Le stagioni diverse che ne scaturiscono e che chiamiamo tempi liturgici sono il fondamento della maturazione cristiana. Ecco perché è tanto vero quanto scrive sant’Ambrogio: “Il giorno è più luminoso quando si celebrano i tuoi misteri” (Commento sui salmi, XVIII, VIII, 8). Tutto l’anno e l’intera vita sono più luminosi quando si celebrano i misteri del Signore.