Domeniche – Solennità – Proprio dei Santi
Introduzioni alle celebrazioni di Francesco, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Paolo VI
Libreria Editrice Vaticana
Introduzione alla Settimana Santa
La Settimana Santa introduce nella grande memoria di un avvenimento straordinario: Cristo, crocifisso, morto e risorto, nostra Pasqua e nostra pace, vittorioso per noi e con noi sul peccato e sulla morte. Un tale fatto non rimane relegato nel passato, ma diviene sempre attuale in virtù della sacra liturgia e nella forma del sacramento. In tal modo la vita di Cristo è, per la Chiesa che la accoglie, la sua stessa vita, e l’opera della salvezza si rinnova e realizza nel tempo presente.
“Noi sappiamo, fratelli, – afferma sant’Agostino – e con fermissima fede professiamo, che Cristo è morto per noi una volta per sempre, l’innocente per i peccatori, il padrone per i servi, il libero per i carcerati, il medico per i malati, il beato per i sofferenti, il ricco per gli indigenti… Questo è avvenuto una volta per sempre, ben lo sapete. Però, anche se la verità, con tanti richiami della Scrittura, ricorda che è avvenuto una volta per sempre, la solennità annuale lo ripete di volta in volta come se sempre fosse la prima. E non sono in contrasto verità e solennità, quasi una dica il falso e l’altra il vero. La verità indica che è avvenuto realmente una volta per sempre; la solennità lo rinnova di volta in volta celebrandolo nel cuore dei fedeli. La verità indica che cosa e come è avvenuto; la solennità, invece, non compiendo per la prima volta, ma celebrando, non lascia che passino cose già passate. Pertanto Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato . È lui dunque che è stato ucciso una volta per sempre, lui che più non muore, su cui la morte non ha più potere . E allora, parlando secondo la verità, noi diciamo che la Pasqua è avvenuta una volta per sempre e che non si ripeterà più; parlando secondo la solennità, diciamo che la Pasqua viene ogni anno” (Discorso 220, 1).
Anche per questo, nella Domenica delle Palme e della Passione del Signore, la Chiesa ci fa riascoltare per intero il racconto evangelico che ripercorre le tappe per le quali il Signore Gesù passò da questo mondo al Padre. Quel racconto viene a noi perché rinnoviamo la consapevolezza di esserne pienamente coinvolti. Quel che accadde a Gerusalemme un giorno lontano nel tempo intreccia oggi la nostra esistenza, che ne rimane toccata e trasformata. L’inizio della Settimana Santa, pertanto, segna per tutti l’ingresso nell’evento Cristo, che è per noi e per la nostra salvezza, come affermiamo rinnovando la professione della fede.
Dalla Domenica delle Palme fino alla Pasqua di Risurrezione la Chiesa si ritrova ad ascoltare una parola che la liturgia non manca di fare riecheggiare in ogni cuore attento: “Per te”. Alcuni Padri della Chiesa erano soliti dire che dietro ogni parola della Scrittura è possibile avvertire l’eco di un’altra parola che Dio rivolge al suo popolo e a ciascuno di noi: “Ti amo”. Questo è tanto più vero per quelle straordinarie parole che narrano i giorni della Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Dietro ciascuna di quelle parole è possibile avvertire l’eco fedele: “E’ per te”, “Ti amo”: Parola delle parole con la quale Dio, in Cristo, rivela definitivamente se stesso al mondo.
La settimana più importante dell’anno liturgico è, dunque, il tempo di un dialogo cuore a cuore in cui offerta e risposta di amore sono sulla bocca del Signore e della Sua Chiesa. Ognuno di noi è chiamato a entrare in questo intimo dialogo di salvezza: da una parte, per ascoltare nella gioia la voce di Dio e, dall’altra, per fare risuonare in sé la voce della Chiesa. In qualche modo i giorni della Settimana che prelude alla Pasqua ripropongono un Cantico dei Cantici, il canto per eccellenza dell’amore tra Dio e il Suo popolo. In quel canto è anche tutta la nostra vita.
Al termine del Salmo 21, dopo aver elencato le opere da Dio compiute, l’autore ispirato prende, per così dire, nel contesto della preghiera, una ferma risoluzione: “Ma io vivrò per lui” (30). Le parole del salmista, che esprimono un amore grato e che diviene ispiratore dell’intera esistenza, si addicono a chi vive con intensità di fede la Settimana Santa. La rinnovata esperienza dell’amore di Dio in Cristo trova riscontro in una decisione che è per sempre: “Io vivrò per lui”.
E’ esattamente questo il nuovo profilo spirituale che acquisisce chi è stato toccato intimamente dagli eventi del mistero pasquale. La carità diviene la nuova forma di vita e trova espressione nella dedizione incondizionata al Signore e ai fratelli, dal momento che anche i fratelli appaiono come presenza viva del Signore e opportunità concreta e quotidiana per restituirgli l’amore ricevuto.
“O Gesù, lo so, l’amore si paga soltanto con l’amore: perciò ho cercato e ho trovato il modo per calmare il mio cuore rendendoti Amore per Amore”. Chi scrive così è santa Teresina del Bambino Gesù, nel suo celebre testo Storia di un’anima (Manoscritto B, 4r°). Quelle stesse parole risuonano nella voce della Chiesa e di ognuno di noi, durante e al termine del cammino della Settimana Santa.
Entrare nella Settimana Santa è entrare nel vortice dell’amore infinito di Dio, fatto visibile sul volto sfigurato e splendente di Gesù. Uscire dalla Settimana Santa è dare inizio a una storia nuova, personale e comunitaria, nella quale l’amore infinito di Dio continua a farsi visibile nel volto della Sua Chiesa, quale annuncio al mondo della salvezza e della speranza.