Domeniche – Solennità – Proprio dei Santi
Introduzioni alle celebrazioni di Francesco, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Paolo VI
Libreria Editrice Vaticana
Introduzione al Tempo Pasquale
Il tempo pasquale, quello che accompagna liturgicamente il cammino della Chiesa nei cinquanta giorni dopo la Pasqua, lo si potrebbe definire il “tempo del Risorto”. In effetti, Colui che è passato dalla morte alla vita e siede alla destra del Padre è il grande protagonista al quale l’intera comunità cristiana si orienta nella gioia della risurrezione.
In qual modo, però, il Risorto si rende presente alla vita di coloro che gli sono discepoli? Nel vangelo di Luca, al capitolo 24, leggiamo l’episodio che ha come protagonisti due discepoli di Gesù, che sono in cammino da Gerusalemme a Emmaus. Interessa, in questo contesto, ricordare a quale domanda l’evangelista intende dare risposta attraverso la sua narrazione. I cristiani chiedevano con insistenza: come e dove è a noi possibile incontrare il Risorto? La pagina evangelica offre la risposta a tale domanda decisiva.
Lo fa per il tramite di un racconto che, nel suo svolgersi, appare anche la descrizione progressiva di una celebrazione eucaristica, culminante nell’atto con cui Gesù pronuncia la formula di benedizione e compie il gesto di spezzare il pane. Proprio al momento di quel gesto, gli occhi dei due discepoli si aprono e riconoscono nel viandante, fino ad allora sconosciuto, il Signore Gesù, risorto e vivo.
Ecco, pertanto, la risposta dell’evangelista Luca alla comunità cristiana: il Risorto lo si incontra, oggi, nella celebrazione eucaristica, in quella santa convocazione nella quale il Signore si rende presente ai Suoi nella Parola proclamata, nel Corpo dato e nel Sangue versato, nel Suo farsi cibo di grazia e di eternità. Il tempo pasquale, dunque, è il “tempo del Risorto” che accompagna la Chiesa nella Sua presenza eucaristica.
Vi è anche una seconda modalità per il tramite della quale il Risorto si rende presente nella vita dei Suoi discepoli. Quando Saulo, sulla via che lo conduce a Damasco, viene letteralmente atterrato da una luce sfolgorante, ascolta una parola che Gesù stesso gli rivolge con sua grande sorpresa: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” (At 9, 4). In quelle parole Saulo comprende una misteriosa identificazione: quella tra Cristo e la Chiesa. Egli perseguitava la Chiesa, ma, perseguitando la Chiesa, perseguitava Cristo stesso.
Il Risorto, pertanto, vive nella Sua Chiesa. Dal giorno della Risurrezione, Egli abita il tempo della storia mediante questo Suo Corpo mistico che ha acquistato a prezzo del Suo Sangue, la Sposa che ha reso immacolata con il Suo amore, la Casa santa alla quale lo Sposo ha donato tutti i mezzi della santificazione, il sacramento universale della salvezza. Non vi può essere accesso al Risorto senza la Chiesa e la Chiesa, del Risorto, è presenza viva nello scorrere del tempo.
Gli Atti degli Apostoli, che leggiamo nella celebrazione liturgica nei giorni del tempo pasquale, tracciano i primi passi della missione della Chiesa nel mondo antico. In mezzo a giudei e pagani, la sua voce è la voce stessa del Risorto che annuncia la buona notizia della redenzione, chiama a conversione e dona la vita nuova dei figli di Dio a coloro che, nella fede, ricevono la grazia del Battesimo.
La Chiesa allarga i suoi confini geografici e cresce anche per appartenenza numerica. Un tale incremento viene spesso descritto attraverso un’immagine tipica: “La parola di Dio cresceva e si diffondeva” (At 12, 24). In un certo senso, Chiesa e Parola vengono a essere un’unica realtà, proprio perché la Chiesa è la Parola fatta carne nel sacramento, è lo stesso Corpo mistico del Signore che allarga i propri confini fino all’estremità della terra. Il tempo pasquale è, dunque, il “tempo del Risorto” che vive e continua la propria missione salvifica nella Sua Chiesa.
Vi è ancora una terza modalità per il tramite della quale il Risorto si rende presente nell’esistenza dei Suoi discepoli. I cinquanta giorni dopo la Pasqua terminano con la grande solennità di Pentecoste, memoria liturgica dell’effusione dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli, riuniti nel Cenacolo a Gerusalemme. Quello Spirito, che alimenta la vita della Chiesa, che la raduna in unità e la infiamma di ardore sempre nuovo nella fede, è lo stesso Spirito del Risorto. Con una felice immagine, sant’Ippolito afferma che la Chiesa è il luogo dove “fiorisce lo Spirito” (cf. La tradizione apostolica, 35). Nella Chiesa fiorisce perché alla Chiesa il Signore risorto lo dona. Ecco perché gli Atti degli Apostoli, che possiamo definire come il “libro della Chiesa”, sono anche il “libro dello Spirito Santo”.
San Giovanni Damasceno scrive: “Lo Spirito Santo è il soffio del Padre, mentre dice il Verbo” (Esposizione della fede ortodossa, 1, 8, 12). Così lo Spirito Santo è Colui che tiene viva la memoria di Gesù, Colui che gli rende testimonianza e che prende del Suo per comunicarlo alla Chiesa e a tutti noi. Lo Spirito Santo non fa cose nuove, ma fa nuove tutte le cose, introducendo progressivamente alla comprensione della verità intera, quella verità che è Cristo, Verbo eterno del Padre, fatto uomo, crocifisso e risorto a vita nuova.
Lo Spirito, dunque, è invocato perché sia sempre più intima la nostra relazione con il Signore e, al contempo, risulti ogni giorno più vera la nostra comunione al corpo della Chiesa. Il Risorto è presente a noi perché lo Spirito ci porta a Lui. Egli è la vita di Gesù in noi, Egli è la santità della Chiesa comunicata a noi, Egli è l’Amico fedele che ci fa dire con san Paolo: “Ma queste cose, che erano per me guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo” (Fil 3, 7). Per questo il tempo pasquale è il “tempo del Risorto” che dona il Suo Spirito.