Apertura del pellegrinaggio diocesano a Lourdes

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Apertura del pellegrinaggio diocesano a Lourdes

PROMOSSO DALL’O.F.T.Al.
Omelia
Lourdes. Basilica del Rosario

 

In ciò che abbiamo adesso ascoltato, senza che sia stata pronunciata in modo esplicito, è risuonata una parola che in questi giorni deve esserci particolarmente familiare. La parola è conversione! Conversione: non dimentichiamola! Lasciamo che questa parola ci accompagni e divenga un’esperienza vera nella vita di noi tutti.

Lourdes, questo luogo benedetto, ha conosciuto innumerevoli vicende di conversione e questa mattina vogliamo ricordarne una, perché è strettamente collegata proprio alla basilica del Rosario, dove adesso stiamo celebrando l’Eucaristia.

Si tratta della conversione di un grande uomo di scienza, Alexis Carrel, che nel 1912 sarebbe stato insignito del Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina. Dobbiamo, però, fare un passo indietro fino al 1903. In quegli anni, Carrel si dichiara un medico ateo ed esercita a Lione. In quell’anno, proprio a Lione, viene organizzato un pellegrinaggio a Lourdes; uno dei medici che deve accompagnare il pellegrinaggio è impossibilitato, all’ultimo momento, a partire e gli organizzatori, non sapendo a chi rivolgersi, chiedono la sostituzione proprio a lui, al dottor Alexis Carrel. Il medico rimane sorpreso della richiesta e si domanda: «Perché proprio a me che sono ateo?». Tuttavia, un senso di curiosità lo spinge ad accettare e tra sé pensa: «Così potrò vedere con i miei occhi che tutto quello che si dice di Lourdes è una storia inventata!».

Parte con il treno dei malati; ogni momento del suo viaggio è annotato in un diario personale dal titolo “Viaggio a Lourdes”. Il viaggio incomincia e, sul treno, Alexis Carrel incontra i malati.  A un certo momento, viene richiesta la sua presenza presso una malata particolarmente grave, Marie Ferrand. È una donna, ancora di giovane età, che soffre di cuore e ha una peritonite tubercolare gravissima; è dichiarata ormai quasi in fin di vita. Durante il viaggio soffre terribilmente e Carrel le sta vicino, cercando di aiutarla come può, dandole, soprattutto, morfina, perché il dolore non sia troppo forte. Il suo ventre è particolarmente dilatato, proprio a causa della malattia da cui è afflitta. È un viaggio difficilissimo, ma finalmente i pellegrini arrivano a Lourdes, anche Marie Ferrand.

Appena arrivati, la donna esprime un desiderio, pur avendo ancora un soffio di vita: di poter andare alla grotta, perché lei è venuta per questo. Carrel non è molto convinto, perché da dottore vede la situazione drammatica in cui donna si trova; ma le insistenze della malata convincono anche lui. Viene portata alla grotta sul suo lettino e Carrel è vicino a lei. In quel momento alla grotta si sta pregando fervorosamente davanti alla Madonna. A un certo punto Carrel, che osserva con attenzione Marie, vede qualcosa che non avrebbe mai pensato di vedere: il respiro della donna, prima affannoso piano piano diviene più normale; il volto sofferente della donna un po’ alla volta si distende e diventa sereno. E poi ciò che sconvolge Carrel: quel ventre così voluminoso, segno della sua malattia gravissima, un poco alla volta rientra nelle sue dimensioni normali.

Carrel è attonito, si avvicina alla donna e le chiede: «Come va?». E la donna gli risponde: «Dottore, sono molto debole, ma mi sento meglio. Sono guarita!». Carrel è testimone di tutto questo.

Lasciata la grotta, Marie Ferrand viene condotta al luogo della sua permanenza a Lourdes, ed è una donna di nuovo in salute. Carrel si porta davanti alla basilica del Rosario, sale le scale e si ferma sulla soglia di questa chiesa – la stessa soglia che noi abbiamo attraversato – e non ha il coraggio di entrare. Dentro di sé dice: «Tu ti sei sempre dichiarato ateo, tu questa mattina hai visto qualcosa che non pensavi mai di poter vedere: un miracolo, una guarigione. Tu ne sei testimone, eppure ancora dubiti! Ancora dubiti!». C’è qualche momento di lotta interiore terribile tra il non credente e il credente che un po’ alla volta si fa strada dentro Carrel. A un certo punto si decide ed entra dentro questa basilica, e proprio in questo luogo fa la sua professione di fede. Carrel diventa un grande credente qui a Lourdes, in virtù di quello che ha visto, in virtù di quello che per lui anche la Madonna ha operato.

Abbiamo ricordato questo racconto di conversione perché siamo qui a Lourdes per convertirci: non perché siamo non credenti, ma perché siamo credenti con tanti compromessi, perché siamo credenti a metà, perché non siamo credenti fino in fondo, perché la nostra vita di fede non è una vita di fede davvero calda, vera, che impegna tutta la vita. Abbiamo bisogno di conversione e, quindi, siamo qui, soprattutto, per chiedere conversione. Ed è bello chiederla inizialmente qui, nella basilica del Rosario, che ha conosciuto questa straordinaria storia di conversione.

Un grande uomo di fede, un letterato inglese, anche lui un convertito, ha scritto così di sé: “Mi sono fatto pellegrino per non essere più un esiliato”. Siamo tutti un po’ esiliati, perché tutti un po’ viviamo fuori dalla casa del Signore, perché tutti viviamo un po’ fuori da noi stessi, perché tutti noi viviamo fuori dal centro e dal cuore della vita, che è il Signore Gesù. Ci facciamo pellegrini per non essere più esiliati, ma per ritrovare la casa del Signore, per ritrovare il cuore e il centro della fede, per ritrovare noi stessi in una relazione vera, viva con il Signore. Questo noi chiediamo adesso, anzitutto! Subito! Che il nostro essere qui in questi giorni non sia un essere qui da turisti distratti, ma sia un essere qui da uomini, donne, giovani, anziani, malati, sacerdoti, religiosi, che fanno un bagno non soltanto nell’acqua miracolosa di Lourdes, ma fanno un bagno nell’incontro con il Signore, attraverso la Madonna; e da questo bagno risultano purificati, liberati, salvati e convertiti. Conversione!

Abbiamo ripetuto insieme: “Mostraci, o Dio, il tuo splendore”. Il Signore non vuole altro: mostrarci tutti i giorni il suo splendore, perché finalmente abbandoniamo il nostro esilio e ritroviamo noi stessi, ritrovando Lui che è la bellezza eterna e infinita.

Chiediamo in questa celebrazione eucaristica proprio questa grazia, che è la più grande di tutte, al di là di tante altre che pur è bello e importante che noi chiediamo per noi stessi e per gli altri. Questa sia la grazia più grande che, tutti insieme e ciascuno personalmente, chiediamo al Signore attraverso la bellezza materna di Maria: una conversione vera perché il Signore Gesù sia davvero il centro e il cuore di tutta la nostra vita.