Tortona, Cattedrale.
È talmente grande, talmente bella la solennità del Natale che la tentazione è quella di voler dire molte cose, quasi che il cuore avvertisse la necessità di effondersi in tante parole, per poter, in qualche modo, esprimere la grandezza e la bellezza di ciò che, oggi, celebriamo: la nascita di Gesù. Eppure, forse, se c’è un giorno nel quale le parole dovrebbero venire meno, quel giorno è proprio questo. Oggi, noi dovremmo rimanere in silenzio a guardare e ad ascoltare. Ascoltare e guardare.
Portiamoci davanti all’immagine del Bambino Gesù che ritroviamo qui, vicino all’altare; quel Bambino che abbiamo nelle nostre case, nei nostri presepi. E riascoltiamo ciò che abbiamo ascoltato adesso, nella pagina del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Vervo era Dio… E il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. È l’evangelista Giovanni che, spiritualmente, si porta davanti al Bambino Gesù, al Figlio di Dio fatto uomo, e dal suo cuore sgorgano queste parole ricche di meraviglia, di esultanza, di gioia.
Noi, a volte, le ascoltiamo quasi come nulla fosse, come se fossero parole come le altre, distratti, incapaci di coglierne la portata straordinaria per la storia, per il mondo, per la nostra vita personale. Immaginiamo, per un attimo, l’evangelista Giovanni che è lì, con il cuore e con lo sguardo interiore davanti al Bambino, al Verbo fatto carne; e in quel momento dal suo cuore sgorgano queste parole: “In principio era il Verbo. Il Verbo era presso Dio. In principio il Verbo era Dio e il Verbo si fece carne”. Riusciamo noi queste parole a dirle così, capendone la portata che hanno, capendo chi abbiamo davanti?
In questi ultimi tempi, ho avuto personalmente la grazia di diventare due volte prozio: di un nipotino che, adesso, ha un anno e di una nipotina che, adesso, non ha neppure un mese. Quante volte ho avuto la gioia di prendere tra le braccia l’uno e l’altra e di meravigliarmi per queste vite nascenti, così piccole, ma così straordinarie. Ma che cosa significa poter prendere tra le braccia il Dio fatto bambino! Lo capiamo? Dio fatto bambino! Ma è possibile che non riusciamo più a esultare? È possibile che non riusciamo più a meravigliarci? È possibile che non riusciamo più a essere presi da un senso di stupore? Dio fatto bambino. Dio è quel bambino! Qui, in questa cattedrale, ci sono diversi bambini oggi. Le loro mamme, i loro papà, li portano per mano, li tengono tra le braccia, danno loro baci. Dio ha voluto farsi così, bambino. Ma questo non è straordinario? Non ci tocca il cuore? Non ci riempie di gioia? Non procura meraviglia? Oggi, sostiamo in silenzio, davanti all’immagine del Bambino Gesù e rimaniamo in ascolto di quelle parole straordinarie: “In principio il Verbo era Dio. E il Verbo venne ad abitare in mezzo a noi”. Ci vorrebbe una vita per poter ascoltare e gustare fino in fondo queste parole. Una vita intera! Lasciamo che almeno oggi, queste parole, guardando il Bambino, ci commuovano, ci tocchino, ci rendano entusiasti per la bellezza di un Dio così, che è un Dio per noi, con noi. Dunque, oggi, guardiamo e ascoltiamo!
Quando mi avvicino a un presepe, sono sempre molto contento di osservare i diversi personaggi che si incamminano verso la grotta con le mani colme di doni. Devo dire, però, che sono ancora più contento quando vedo diversi personaggi che si recano alla grotta con le mani vuote. Perché? Perché a Natale non abbiamo proprio nulla da regalare a Gesù, dal momento che è Gesù a regalare tutto a noi. Noi abbiamo sempre la pretesa di fare qualcosa, ma a Natale la bellezza è non fare nulla e lasciare che sia Lui a fare tutto, perché Lui è venuto in mezzo a noi per questo. Si è fatto Bambino per darci tutto, per darci sé stesso e, con sé stesso, la vita vera, la salvezza, la gioia, la pace, il perdono, la pienezza del cuore. Tutto! Tutto! Non abbiamo da portare qualcosa, ma abbiamo, semplicemente, da ricevere tutto e accorgerci che, davvero, quando abbiamo Gesù, il Verbo fatto carne, abbiamo tutto e la vita rimane trasformata, cambiata. Oggi, dunque, guardiamo e ascoltiamo, e mentre guardiamo e ascoltiamo, sostando davanti all’immagine del Bambino Gesù, lasciamolo fare. Lasciamolo fare!
Oggi, nella pagina del Vangelo, abbiamo ascoltato anche queste parole. “Ha dato il potere di diventare Figli di Dio”. Questo Egli vuol fare: farci figli! Farci figli che avvertono l’amore infinito ed eterno del Signore che è Padre. Farci figli con la vita nuova dei figli. Farci figli con quella vita che rimane trasformata dalla sua presenza e così diventa davvero bella, capace di illuminare tutto e tutti. Questo Egli vuole fare per noi. Non facciamo nulla! Lasciamolo fare! Non impediamogli di compiere la sua straordinaria opera di salvezza per noi. Consentiamogli di darci il dono dei doni che è Lui stesso, la sua stessa vita. Allora, facciamo come i personaggi del presepio che non pretendono di portargli qualcosa, di fare qualcosa – no! – ma attendono, si lasciano abbracciare da lui, il dono dei doni che vuole fare tutto per noi.
Nei nostri presepi, in genere, non manca mai tra gli animali che vi collochiamo, il gallo. Non so se, qualche volta, ci siamo domandati perché il gallo sia presente nei nostri presepi. Il gallo è quell’animale che, appena si accorge dell’avvenire dell’aurora, comincia a cantare; quasi la precede, tanto che, quando sentiamo il canto del gallo, capiamo che la luce è pronta a sorgere e a venire in mezzo a noi. È tanto bello guardare il gallo nei nostri presepi, perché quell’animale, che è così familiare, ci ricorda una chiamata che è rivolta a tutti noi. Siamo chiamati, infatti, a essere galli, nel senso che siamo chiamati a cantare, con le parole e con la vita, il Verbo di Dio che come luce del mondo viene a visitarci e a salvarci. Potessimo essere nelle nostre case, nelle nostre strade, nelle nostre piazze, nei nostri paesi, in questa nostra città, dei galli che cantano e che, con la parola e con la vita, con la gioia che portano nel cuore e si riflette nei loro occhi, annunciano l’aurora, la luce vera, Lui, il Verbo fatto carne, Gesù salvatore. Lo abbiamo ascoltato nella lettura del profeta: “Messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza”. Lo potessimo essere tutti!
Allora, oggi, non dimentichiamo: siamo invitati a guardare e ascoltare, fissando l’immagine del Bambino Gesù, risentendo le parole di Giovanni: “Il Verbo era Dio. Era presso Dio e si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Siamo chiamati a lasciar fare per poter, davvero, ricevere il dono dei doni che è Gesù, la sua stessa vita, la salvezza in noi e per noi. Siamo chiamati a cantare come il gallo che annuncia l’aurora, che grida la salvezza, che porge a tutti l’annuncio. L’annuncio del Natale: il Salvatore è venuto e non ci abbandona mai più.
Guardiamo e ascoltiamo! Lasciamo fare e cantiamo! E sia, davvero, così un santo Natale di Gesù. Con affetto grande e un abbraccio forte, buon Natale a tutti! Buon Natale Tortona!
Trascrizione da registrazione audio