La fede, lo sappiamo tutti molto bene, è anzitutto un incontro d’amore che salva la vita. Perché questo è ciò che accade quando abbiamo la grazia di incontrare il Signore Gesù; fare l’esperienza di un amore che salva la vita. Non lo ripeteremo mai abbastanza che la fede non può essere ridotta a una filosofia o a un sistema di pensiero. Neppure a un insieme di norme di carattere morale e neppure può essere considerata semplicemente un ideale astratto. La fede è l’incontro di due vite: la nostra e quella del Signore che è tutta per noi. Ed è per questo che è amore che salva.
C’è una domanda in questo momento che sorge in noi. Quali sono i segni che questo incontro d’amore che salva si è realizzato davvero e si sta realizzando nella nostra esistenza? È importante rispondere a questa domanda. Perché ci aiuta a considerare la vitalità della nostra fede.
La parola di Dio che abbiamo ascoltato ci aiuta in questo senso, ci aiuta a rispondere alla domanda. Abbiamo ascoltato nella pagina del profeta Isaia: “Gli smarriti di cuore. E dopo aver fatto riferimento agli smarriti di cuore, il profeta parla di un tempo nel quale questo smarrimento del cuore non ci sarà più, anzi sarà conosciuta un’esperienza di vita inattesa e insperata. Qual è dunque un primo segno che quell’incontro col Signore, l’incontro di amore che salva, è davvero presente nella nostra vita? È il passaggio da un cuore smarrito a un cuore che sperimenta in sé la pienezza della vita, la pienezza di significato, potremmo dire anche una pienezza di gioia, di meraviglia e di stupore. Non è più il cuore che brancola nel buio, ma è un cuore che ha trovato la via della vita, quella vera. Non è più un cuore ottenebrato dal non senso e dal dubbio, ma è un cuore che è rimasto illuminato da Colui che è luce, che dà significato a tutto e che illumina il cammino dell’esistenza nella verità. Questo è il primo segno di quell’amore che ha incontrato il nostro cammino, il passaggio da un cuore smarrito a un cuore che sperimenta la giovinezza della vita che è dono del Signore.
Ma c’è un secondo segno. Abbiamo ripetuto più volte con il ritornello del Salmo “Loda il Signore, anima mia”. È un invito a lodare il Signore, a benedirlo, a ringraziarlo, a mostrargli il nostro stupore per l’amore che Egli ha per noi, a riconoscere che Egli sempre compie meraviglie nella nostra vita. E qual è il contrario della lode? Il ripiegamento su sé stessi, il lamento, la tristezza, l’incapacità di riconoscere quella presenza d’amore che illumina tutto e che cambia tutto. Anche questo passaggio ci permette di verificare in noi la presenza vera di quell’incontro di amore che salva. Perché quando abbiamo incontrato il Signore, il suo amore ci ha salvati; e non siamo più uomini e donne ripiegati su noi stessi, che si lamentano, che vivono con pesantezza e tristezza il cammino della loro esistenza, ma diventiamo uomini e donne capaci di lodare, di benedire di gioire e di esultare a motivo di un amore che abita fin nel dettaglio l’esistenza di noi tutti. Quando riconosciamo la presenza del Signore, accade che tutto diventa abitato dall’amore: quello che immediatamente riconosciamo così, ma anche quello che a volte facciamo fatica a riconoscere così. Perché in virtù della fede sappiamo che l’amore di Dio non ci abbandona. Anche quando non ce ne accorgiamo, tutto concorre perché il suo disegno straordinario su di noi prenda forma e si realizzi. “Loda il Signore anima mia”. La presenza della lode, della gratitudine, dello stupore, dell’esultanza sono i segni di un passaggio di salvezza che si realizza o si sta realizzando in noi.
E c’è anche un terzo segno. Ce l’ha ricordato l’apostolo Giacomo nella sua lettera. L’apostolo mette a confronto ricchi e poveri, ma soprattutto sottolinea quanto la fede sia davvero tale quando diventa carità, quando diventa dono, quando diventa sguardo attento alle necessità di tutti e soprattutto dei più piccoli. Quando si esprime in un cuore che si dà sempre e a tutti, soprattutto ai più piccoli. E qual è il contrario di questa verità se non il pensare a sé, solo a sé, l’essere distratti dalle difficoltà, dai problemi, dai bisogni e dai drammi che sono attorno a noi. In questo passaggio, ovvero dall’ indifferenza, dalla lontananza, dalla mancanza di carità, alla capacità di vedere e dopo aver visto andare per sostenere, aiutare, accompagnare il fratello e la sorella, è un segno di quell’amore salvifico che ha incontrato la nostra vita e che davvero è presente in noi.
E poi c’è ancora un segno, è un segno che ci riguarda da vicino. Oggi nella pagina del Vangelo, Gesù compie un grande miracolo: restituisce la capacità di ascoltare e la capacità di parlare a un sordomuto. Che cosa succede nella nostra vita quando l’incontro con il Signore, amore che ci salva, è autentico? Che non possiamo più fare a meno di parlare di lui. Non possiamo più fare a meno di dare testimonianza di quell’incontro che ci ha cambiato la vita, non possiamo più fare a meno di gridare in ogni modo, con la parola e con la vita, che Lui è Salvatore e che senza di Lui tutto è perduto e che con Lui tutto è possibile.
Abbiamo iniziato questa celebrazione sottolineando come questa giornata sia stata pensata e voluta come un rilancio del Cursillo nel segno della missione e dell’evangelizzazione. Se questa sete di missione e di evangelizzazione non c’è, oppure non è così accesa come dovrebbe essere, questo accade perché l’incontro con il Signore non è così vivo come dovrebbe essere. Questo accade perché la nostra fede non è viva come dovrebbe essere, perché la passione d’amore per il Signore Gesù non è così fervorosa come dovrebbe essere.
L’evangelizzazione e la missione sono una questione di fede. Più grande è la nostra fede, più accesa è la nostra fede, più siamo innamorati di questo Gesù che ci ha incontrato, amato e salvato e che, con l’incontro di ogni giorno, ci salva; e avvertiamo nel cuore l’esigenza insopprimibile di andare fino ai confini del mondo, a tutte le genti, presso il loro cuore, per dire con le parole e con la vita, che nulla è meglio di lui, del Signore Gesù.
Alla luce della parola del Signore che abbiamo ascoltato, riflettiamo su quei passaggi che dicono la vita vera della nostra fede. Ma riflettiamo soprattutto su quest’ultimo passaggio. Quello che riguarda l’evangelizzazione e la missione. E qui, davanti alla Madonna, chiediamole la grazia di essere aiutati a ritrovare, se ci fosse bisogno, o intensificare l’ardore per l’annuncio e la testimonianza di Gesù. Preghiamo per questo: chiediamo la grazia di avere una fede più viva e, proprio a partire da questa fede più viva, il desiderio più ardente di annunciare e testimoniare Gesù il Salvatore, di cui nulla è meglio, mai.