Meditazione per la Via Crucis. 8 Marzo 2024

Home / Meditazioni / Meditazione per la Via Crucis. 8 Marzo 2024

Meditazione per la Via Crucis. 8 Marzo 2024

Meditazione per la Via Crucis. 8 Marzo 2024

Meditazione – Via Crucis

 

La Via della Croce – lo sappiamo bene – è la via dell’amore di Gesù per noi. La via dell’amore che Gesù ha voluto percorrere sino alla fine, non solo perché l’ha percorsa fino al dono della vita, ma anche perché l’ha percorsa fino ad amarci come neppure possiamo immaginare e pensare. E questo non può non toccarci in profondità il cuore, non può non commuoverci. È Dio che percorre la Via della Croce, è Dio che muore per noi, è Dio che ci ama sino alla fine.

 

A conclusione di questo percorso, soprattutto interiore, intimo, spirituale, vogliamo ricordare un passo del vangelo che questa sera ci aiuta a mettere a fuoco una dimensione importante di ogni Via Crucis. Giovanni l’evangelista ricorda, all’inizio della passione, ciò che dice Caifa, il sommo sacerdote: “È meglio che muoia un uomo, piuttosto che si perda una nazione”. A quel punto l’evangelista annota che Gesù è venuto, percorre la via della croce, muore “per riunire i figli di Dio che erano dispersi”. È una parola importante: “Per riunire i figli di Dio che erano dispersi”. Che cosa vuol dire questo? Che la via della croce, il dono della vita sino alla fine che Gesù vive, è la radice di una comunione nuova e questa comunione nuova è la Chiesa: i figli di Dio radunati da dispersi che erano. Questa comunione nuova noi la esprimiamo con una parola che ci è abbastanza abituale, consueta: è la comunione dei santi, quella comunione per la quale siamo gli uni con gli altri e gli uni per gli altri in tutto, perché in noi scorre la stessa vita, che è la vita di Dio.

 

Domandiamoci: siamo davvero familiari gli uni con gli altri, siamo davvero intimi gli uni con gli altri, siamo davvero gli uni per gli altri, perché è la stessa vita di Dio che scorre in noi?

 

San Giovanni Paolo II in un suo scritto importante dice così: “I beni di ognuno sono i beni di tutti e i beni di tutti sono i beni di ognuno”. Come è bello questo! Ed è la dimensione più intima, più alta, più profonda di questa straordinaria comunione che è la Chiesa e che è il frutto della via della croce. E sempre San Giovanni Paolo II, in un suo scritto, cita san Gregorio Magno il quale dice: “Ognuno è sostegno agli altri e gli altri lo sono per ognuno”.

 

Ma capite come è bella la realtà della Chiesa? Lo capiamo come è grande il mistero della comunione che è la Chiesa? Lo capiamo che cosa significa che Egli è venuto “per radunare i figli di Dio che erano dispersi”? È così che siamo un corpo solo, una famiglia sola, una realtà sola, in cui scorre la stessa vita di Dio e la cui realtà più profonda è l’amore.

Perché questo ci interroga al termine di una Via Crucis? Perché ci domandiamo: la nostra Chiesa vive così? È un corpo solo, un’anima sola, una famiglia sola, una comunione di amore profondo, vero, autentico? E poi ancora ci domandiamo: la relazione tra le nostre comunità esprime una tale comunione di amore? E ancora: nelle nostre singole comunità si vive una tale relazione intensa di comunione nell’amore? Nei rapporti tra di noi, che siamo figli di Dio, si vive una tale relazione di amore? Nel nostro radunarci insieme, anche qui in questa chiesa cattedrale, viviamo una tale relazione di amore? Come stiamo gli uni accanto agli altri, come ci guardiamo, come ci parliamo gli uni gli altri, con quale attenzione, delicatezza, compassione, capacità di perdono e misericordia ci trattiamo gli uni gli altri? Noi che siamo qui, adesso? Siamo l’espressione bella di questa realtà intima che è il mistero della Chiesa: un corpo solo, una famiglia sola, una comunione d’amore bella, gioiosa?

 

Vivere la via della croce significa ricordarci di quelle parole evangeliche: lui l’ha vissuta per riunire i figli di Dio che erano dispersi. E noi, questo dono, lo stiamo vivendo nella concretezza della vita, delle nostre relazioni, delle nostre giornate, del modo in cui siamo qui adesso, ora?Se dovesse entrare in questa chiesa cattedrale qualcuno che è lontano dalla fede, o che nulla sa della fede, potrebbe dire: “Che famiglia! Che corpo solo! Che amore espresso nei volti, nelle parole, nello stile, nei modi!”?

Chi guarda la nostra Chiesa può dire: “Che famiglia bella! Che calore si sente! Che bellezza in questo amore reciproco che si tocca con mano!”? Questo accade? Se non accade rendiamo vana la croce di Gesù. Non può non toccarci questo. Se non accade che noi viviamo questo mistero di comunione nella sua realtà concreta, nella sua profondità, nelle relazioni quotidiane, rendiamo vana la croce di Cristo e la Via Crucis è un bello spettacolo, ma non è una realtà vera che viviamo e che lascia traccia nella nostra vita.

 

Il Concilio Vaticano II ha un’immagine molto suggestiva: “La Chiesa è il sacramento dell’unità del genere umano”, cioè il segno di ciò che tutta l’umanità è chiamata a diventare, una famiglia sola, un corpo solo, dove l’amore è la legge e la norma.

Noi siamo questo segno per l’umanità, un segno bello, attraente, affascinante a motivo del quale questa umanità dispersa avverte la bellezza, l’esigenza, il desiderio di entrare a far parte di questa famiglia che altrove non c’è e non ci può essere, che altrove non vive e non può vivere.

Noi, la Chiesa, siamo il segno di qualcosa di cui il mondo ha un bisogno decisivo: il bisogno di una comunione d’amore vera, di una famiglia vera, di un corpo solo!

 

Chiediamo la grazia, al termine di questa Via Crucis, che nessuno di noi, qui, questa sera, renda vana la croce di Gesù, non vivendo la comunione, non vivendo l’amore reciproco, non vivendo l’appartenenza alla Chiesa come un’appartenenza di famiglia; e che questo si veda.

Trascrizione da registrazione audio