Omelia – XXXII domenica del T. O. S. Messa con i volontari della Caritas

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Omelia – XXXII domenica del T. O. S. Messa con i volontari della Caritas

Omelia – XXXII domenica del T. O. S. Messa con i volontari della Caritas

Tortona. Cattedrale

  

La parabola che abbiamo appena ascoltato ci parla di lampade. Lampade luminose che rischiano, però, di perdere la propria luce. Che cosa rappresentano queste lampade? Queste lampade accese rappresentano la vita cristiana, la vita di fede, rappresentano la nostra vita in relazione col Signore e rappresentano questa vita nella vivacità, nella luminosità, nella bellezza che le è propria.

Ma che cosa è che rende luminosa la lampada? Che cosa è che permette a quella luce di rimanere accesa? Che cosa è che consente a questa lampada, simbolo della nostra vita cristiana, di essere, davvero, bella, calda, luminosa? È l’olio. E noi sappiamo che l’olio è il simbolo, tra le altre cose, dello Spirito Santo.

Allora, oggi, veniamo condotti a riflettere un momento su questo: in qual modo lo Spirito Santo, che è l’artefice della bellezza della nostra vita di fede, fa in modo che questa bellezza venga continuamente alimentata? In che modo lo Spirito Santo fa in modo che questa luminosità non venga meno e, anzi, risplenda sempre di più? Interpelliamo la Parola di Dio che abbiamo ascoltato.

 

Questa Parola ci dice, anzitutto, che lo Spirito Santo viene a noi come Spirito di sapienza; lo Spirito viene a noi, nella nostra vita, nel nostro cuore, come Colui che ci aiuta ad avere sulla vita una sapienza diversa, uno sguardo nuovo, una capacità di valutazione e giudizio che, altrimenti, ci sarebbe impossibile. Perché Egli è la capacità di valutazione e giudizio ed è lo sguardo che derivano da Dio stesso. Lo Spirito Santo opera in noi questa meraviglia: di rendere capaci di osservare, guardare, giudicare, valutare tutto non semplicemente da un punto di vista umano, che rimane così povero, ma dal punto di vista di Dio. Ecco il modo nel quale lo Spirito Santo alimenta la lampada della nostra vita di fede: donandoci la sapienza, donandoci, cioè, la capacità bellissima di uno sguardo luminoso, che si posa su tutto, dal punto di vista di Dio stesso.

Per questo si dice che la sapienza è splendida. È splendida! Perché è il modo in cui Dio guarda l’esistenza; è il modo in cui Dio guarda le vicende del mondo; è il modo in cui Dio osserva, giudica. Ed è nostra! È nostra questa splendida sapienza, in virtù dello Spirito Santo che viene ad abitare in noi.

 

Ma lo Spirito Santo anche in un altro modo alimenta la nostra vita cristiana, la nostra vita di fede. Questo altro modo ce lo ha ricordato l’apostolo Paolo quando scrive: “Voi non siete tristi come coloro che non hanno fede. Voi siete nella gioia in virtù della speranza, che in Gesù Cristo avete ricevuto in dono”. E questa speranza si chiama vivere sempre con Cristo, ovvero l’eternità felice, la risurrezione dai morti, lo splendore di quello che ci attende aldilà di questo pellegrinaggio terreno.

Perché il cristiano è gioioso e non è triste? Perché ha questa speranza. Perché nulla può mettere a repentaglio la gioia del cuore cristiano? Perché questo cuore è abitato da questa speranza. Perché non c’è nulla, né fatica, né turbamento, né dolore, né ansia che possa togliere, strappare dalla vita cristiana la gioia? Perché questa gioia è radicata in quella speranza che è il vivere sempre con Cristo, che è l’eternità felice, che è la risurrezione di questa carne mortale.

Lo Spirito Santo viene in noi donandoci questa speranza, che non è – ricordiamolo – un vago desiderio di qualche cosa che forse potrà accadere. No! È un’attesa certa, perché si fonda sulla promessa di Dio; non è qualcosa di vagamente desiderato, ma è qualcosa di certamente atteso. Ecco l’altro modo in cui lo Spirito Santo è olio che alimenta la bellezza della nostra vita cristiana, simboleggiata in quella lampada: mettendo in noi e donandoci la speranza, la gioia della speranza.

 

Abbiamo poi ripetuto, con il ritornello del Salmo, un’espressione molto significativa, bella: “Ha sete di te, Signore, l’anima mia” (Sal. 62). Ed è significativo, oggi, mettere questa parola in relazione alla parabola delle vergini stolte e sagge. Perché le vergini sagge sono coloro che coltivano la sete di Dio; mentre le stolte sono coloro che non coltivano la sete di Dio, si distraggono e perdono di vista la meta dell’esistenza.

Lo Spirito, continuamente, alimenta in noi la sete di Dio, la sete dell’incontro con Lui, la sete dell’amore nei Suoi confronti, come ha fatto in quelle vergini sagge, che hanno potuto incontrarsi con il Signore che veniva a visitarle. Lo Spirito Santo in noi diventa colui che mette nel cuore una sete ardente di incontrare il Signore, ma di incontrarlo già qui, nella quotidianità dell’esistenza. Lo Spirito Santo è colui che mette in noi un desiderio sempre più vivo di toccare la Sua presenza nella nostra vita, di riconoscerlo là dove Egli viene a visitarci. E questo “là” è sempre e dovunque, perché il Signore sempre e dovunque viene per incontrarci, viene per visitarci, viene per darci il suo abbraccio di amore, viene per accompagnarci nel cammino della vita.

E lo Spirito Santo è questo olio, che entra in noi e suscita in noi un desiderio sempre nuovo, sempre più intenso del Signore, di vederlo, di incontrarlo, di stare insieme con Lui.

 

Oggi festeggiamo san Martino di Tours. La figura di questo santo, così bella e significativa, che parla immediatamente al nostro cuore, è indelebilmente legata a un mantello. Quel mantello mediante il quale Martino ha compiuto uno splendido gesto di carità, coprendo la povertà di un fratello che gli era vicino, prendendo sotto il calore di questo mantello il bisogno di quel fratello, che incontrava lungo la strada. Allora, è importante che questa sera, dopo aver ricordato che lo Spirito Santo è l’olio che alimenta la lampada della nostra vita di fede, in quanto ci dona la sapienza, ci dona la gioia nella speranza, ci dona un desiderio sempre più ardente di incontro con il Signore, ci chiediamo: lo Spirito che cosa ancora fa in noi e per noi? Mette in noi un fuoco ardente di carità, mette tra le nostre mani il mantello della carità. Il mantello col quale facciamo spazio al nostro prossimo, col quale riscaldiamo le povertà che sono intorno a noi, nel quale accogliamo i drammi dell’umanità, che incrocia i passi del nostro cammino; quel mantello che non dimentica nessuno tra coloro che arrancano nel pellegrinaggio della vita.

Lo Spirito Santo ricuce, continuamente, tra le nostre mani il mantello della carità, perché questo mantello non venga mai meno, non vada perduto, non vada smarrito. Anche così lo Spirito Santo alimenta in noi la lampada bella della nostra vita di fede, ricucendo, continuamente, quel mantello della carità che, purtroppo, a motivo della nostra povertà, spesso va tagliandosi, rovinandosi oppure va a essere dimenticato, messo da parte e smarrito.

 

Questa sera, in cui ci ritroviamo qui insieme a celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola che il Signore ancora una volta ci rivolge, facciamo in modo che questa Parola si trasformi in preghiera accorata: “Vieni Spirito Santo, donaci la sapienza; vieni Spirito Santo, donaci la gioia della speranza; vieni Spirito Santo, donaci il desiderio sempre più ardente di incontrare il Signore Gesù; vieni Spirito Santo, fai ardere il nostro cuore di carità; pensa Tu, a rimettere sempre, ogni giorno, di nuovo, nelle nostre mani quel mantello della carità, che ci rende così simili al nostro Signore e rende così luminosa, bella e splendente la lampada della nostra vita”.

Trascrizione da registrazione audio