S. Messa nella Festa della Presentazione del Signore
Giornata Mondiale della Vita Consacrata
Tortona, Cattedrale.
Pensando a questa bella celebrazione, nella festa della Presentazione del Signore, e pensando a tutti quanti voi – in modo particolare a voi religiosi, religiose, persone consacrate – mi tornava alla mente quanto sant’Agostino era solito dire alla sua gente: «Siate quello che siete!». E mentre mi tornavano alla mente queste parole, che Agostino indirizzava a tutti i cristiani della sua Chiesa, dicevo tra me: «Io devo rivolgere una parola a uomini e donne che sono, che sono già; d’altra parte, però, devo rivolgere una parola a chi, pur essendo già, è chiamato a essere ancora e sempre di più».
La mia parola di oggi, dunque, da una parte vuole essere una memoria della bellezza della vita consacrata: ciò che siete; ma, nello stesso tempo, vuole essere anche un invito a essere ancora di più: siate ciò che siete. Anche perché – lo sappiamo – la vitalità della nostra vita, della nostra vita di fede, la misuriamo proprio su un desiderio, mai sopito, di seguire Gesù più da vicino, sempre più da vicino. Allora, sì, risuoni alta questa parola oggi, qui, tra di noi, tra di voi: “Siate ciò che siete!”.
Ma che cosa siete? Anzitutto, uomini e donne dell’annuncio, come ci è stato ricordato dalla Parola del Signore: “Ecco, io manderò un mio messaggero…”. Uomini e donne che non si stancano di annunciare, con la parola, la bellezza del Vangelo. Uomini e donne che trovano nell’annuncio del Vangelo la passione della propria vita. Uomini e donne che, senza interruzione e senza condizioni, fanno risuonare alta, chiara e dolcissima la Verità che salva: Gesù il Signore. Allo stesso modo siete uomini e donne che annunciano la bellezza del Vangelo con la vita, perché è la vostra vita che parla di Lui; è la risposta con la quale avete seguito il Signore, che è voce parlante, in mezzo alle realtà nelle quali vivete.
In proposito, mi piace ricordare un episodio nella vita di Giorgio La Pira, di cui tutti noi abbiamo sentito parlare, uomo di grande fede, un grande cristiano, del quale è in corso la causa di beatificazione. Egli racconta ciò che gli accadde un giorno, quando si recò in visita presso un uomo di cultura che lui conosceva, di nome György Lukács: era un filosofo di matrice marxista. Volevano incontrarsi per dialogare su un tema di grande attualità: quello della pace nel mondo. La Pira, all’inizio, si trovò un po’ in difficoltà a entrare in dialogo, conservando la propria identità di credente. Così, cominciarono a parlare di filosofia prolungando di molto il dialogo. A un certo punto il filosofo disse a La Pira: «Senta, noi continuiamo a parlare di filosofia; ma io sono anziano, e ho bisogno che lei mi parli di Isaia». La Pira rimase molto colpito, e anche un po’ umiliato dalle parole di velato rimprovero rivoltegli dal filosofo. Aveva, infatti, immaginato di dialogare con Lukács semplicemente facendo sfoggio di cultura, ma quell’uomo desiderava parlare di fede, attendeva che gli si parlasse del Signore, senza tanti preamboli e tanti giri di parole.
Ecco, voi siete uomini e donne che annunciano il Signore, senza tanti giri di parole, che hanno il coraggio e la gioia di parlare di Lui, senza tergiversare rimanendo lontani dal centro e dal cuore di ogni vero dialogo e discorso: quel Signore che tutti cercano e tutti desiderano.
D’altra parte, San Francesco di Sales affermava: «Non parlate di Dio a chi non ve lo chiede, ma fate in modo che la vostra vita, prima o poi, porti a chiedervelo». Ecco voi siete uomini e donne che annunciano, con la parola e con la vita, il Signore, la bellezza, la grazia e la gioia del suo Vangelo.
Voi siete uomini e donne che vivono immersi nello Spirito Santo, come Simeone era “mosso dallo Spirito Santo”. Lo Spirito Santo, come è stato detto da un padre della Chiesa, è un ospite inquieto, è un ospite che spinge verso, è un ospite che mette fretta nel cuore. Ma rende inquieti per che cosa? Spinge verso che cosa? Mette fretta per che cosa?
Dobbiamo sostituire questo “che cosa” con un “chi”, perché lo Spirito Santo lo Spirito Santo rende inquieti per essere totalmente di Gesù; spinge con insistenza verso Gesù; mette fretta per andare a Gesù. Per questo, ciascuno di voi ripete, ogni giorno, nel proprio cuore, con gioia, quello che diceva san Filippo Neri: «Chi non cerca Gesù, non sa quel che cerca e chi non vuole Gesù, non sa quello che vuole». La vostra vita è di Gesù! Voi siete di Gesù! Gesù è il cuore del vostro cuore, è la vita della vostra vita! Non ci sarebbe un senso in voi se non ci fosse Lui, l’Amore che vi ha chiamato, che vi accompagna, che vi ama, che è totalmente per voi e per il quale vivete, giorno e notte, istante per istante. Siete uomini e donne immersi nello Spirito Santo che sempre vi porta lì, ovvero al Signore.
Siete uomini e donne che benedicono, come l’uomo giusto del tempio che “benedisse Dio”. Che cosa vuol dire benedire e, in particolare, benedire Dio, come ha fatto il vecchio Simeone? Significa riconoscere che Dio c’è, che Dio è grande, che Dio è buono, che Dio è provvidenza infinita, che di Dio ci si può fidare, che Dio ha compiuto e compie grandi opere nella nostra vita, che di Dio non si può dire che bene, sempre.
Questo significa benedire Dio, e questo siete voi: uomini e donne, che, continuamente, con la gioia dentro le vostre parole e con la gioia scritta nella vostra vita, benedicono Dio, riconoscendo quanto Egli ha fatto per voi, la meraviglia che Egli ha compiuto nel cammino della vita, le grandi opere con le quali continuamente arricchisce la vostra chiamata. Benedite Dio dicendo, ad alta voce, con le parole e con la vita, che Dio è grande, che Dio è amore, che Dio è misericordia, che Dio è salvatore; che val la pena perdere tutto, pur di aver Lui con sé.
Siete uomini e donne che vivono notte e giorno nel tempio, come la profetessa Anna, che “non si allontanava mai dal tempio”. In questo senso siete uomini e donne che sperimentano la bellezza della familiarità col Signore, in virtù di una preghiera incessante, che caratterizza la vostra esistenza quotidiana. Siete uomini e donne di preghiera, di tanta preghiera, di grande preghiera. Uomini e donne che respirano preghiera, che vivono di preghiera, che trovano gioia nella preghiera, che cercano la preghiera.
Arturo Mari, il fotografo storico di san Giovanni Paolo II, ha lasciato di questo grande Papa una splendida testimonianza scritta. Si trovavano in America Latina, in un viaggio apostolico. Un giorno, Arturo Mari si alzò molto presto, perché doveva preparare il necessario per il lavoro impegnativo che lo aspettava; gli capitò di entrare in cappella. Con sua grande sorpresa trovò che, inginocchiato vicino all’altare, con gli occhi fissi sul tabernacolo, c’era il Papa. La cappella era avvolta dall’oscurità, ma si sentivano le parole di Giovanni Paolo II, sommesse ma chiare, che chiedevano aiuto al Signore per la giornata che lo attendava, che affidavano la propria vita al Signore, perché tutto potesse essere fruttuoso per la gente che avrebbe incontrato. E tra sé, Arturo Mari – così scrive – diceva: «Sta parlando con Dio. Potessi anche io parlare con Dio come gli parla lui!»
Voi siete uomini e donne che parlano con Dio. Guardando voi, nel cuore sorge il desiderio di parlare con Dio, come con Lui parlate voi; di poter sperimentare la bellezza e la gioia di un dialogo intimo fatto di familiarità e di amore come lo vivete voi.
Qualcuno ha detto che la preghiera è, in un certo senso, come il “giorno prima”. Da quale punto di vista? Perché la preghiera è quel tempo nel quale stiamo davanti al Signore e desideriamo, progettiamo, cerchiamo di capire quale è la sua volontà perché divenga la nostra; è il tempo in cui pensiamo alla nostra vita, chiedendo la grazia che sia sempre più in armonia con la sua Parola.
La preghiera è quel giorno prima che fa luce, in Dio, sul giorno dopo. Il “giorno prima”, ovvero la preghiera, è il fondamento del cammino che ci attende ogni giorno; e voi la vivete così, come il giorno prima, la radice, il fondamento, la pietra salda su cui, ogni giorno, edificate la vita.
Siete, ancora, uomini e donne della luce – stiamo vivendo la festa della luce –. Siete uomini e donne della luce perché nella vostra sequela particolarissima del Signore è scritta l’aurora del mondo nuovo; è scritta un’anticipazione di eternità. Nella vostra vita si può leggere, fin da ora, ciò che tutti saremo. È quello che tante volte san Cipriano ripeteva alle vergini consacrate, dicendo: «Voi siete già ora, ciò che noi saremo un giorno».
Come è bello essere, con la propria vita e con la propria sequela del Signore, anticipazione di paradiso in questo mondo, per tutti coloro che guardano, ascoltano e vi incontrano!
Tutto questo voi siete, religiosi, religiose, persone consacrate! E, facendo memoria di questo che voi siete, non potete non essere nella gioia, nella gratitudine, nello stupore. Non potete non essere in questo atteggiamento del cuore.
Ma, mentre facendo memoria di ciò che siete, rinnovate la vostra gioia, la vostra gratitudine, la vostra meraviglia, avvertite che è tanto importante, e anche tanto urgente, il richiamo a essere ancora di più.
Siate ciò che siete! Perché, è vero, voi siete uomini e donne che annunciano il Vangelo; ma il Signore vi chiama ad annunciarlo ancora di più. E voi lo volete! È vero, siete uomini e donne immersi nello Spirito Santo; ma il Signore vi chiede ancora di più di essere immersi nello Spirito. E voi lo volete! È vero, siete uomini e donne che benedite; ma il Signore vi chiama a benedire ancora di più, a riconoscere ancora di più la sua bellezza, la sua grandezza e il suo amore. E voi lo volete! È vero, siete uomini e donne di preghiera, che vivono notte e giorno nel tempio della familiarità con Dio; ma il Signore vi chiama a essere ancora di più suoi familiari, suoi intimi, uomini e donne di preghiera. E voi lo volete! È vero, siete uomini e donne di luce, perché anticipate la vita del mondo che verrà; ma il Signore vi chiama a esserlo ancora di più. E voi lo volete!
Siete, dunque. Ma siate ancora e sempre di più ciò che siete: per la vostra gioia, per la gioia di tutti quanti noi!
Trascrizione da registrazione audio