XVII Domenica T.O. anno A
Rimaniamo in ascolto della parola del Signore, che oggi ci viene donata dal vangelo di san Matteo. Gesù, attraverso tre brevi parabole, illustra il mistero del regno di Dio, con alcune semplici similitudini.
Non dimentichiamolo: il regno è anzitutto Gesù stesso, Dio in mezzo a noi, Dio fatto uomo presente nella nostra vita.
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo”.
Qui, la nostra attenzione è portata a considerare il regno sotto il profilo della sua preziosità. Il regno è un tesoro. Gesù è il tesoro vero della nostra vita! Ed è proprio il tesoro prezioso dal momento che, quando lo si accoglie, si accoglie la salvezza. Il regno dei cieli è il regno della vera Vita, di Gesù che è la Vita.
“Il regno è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose”.
Qui, la nostra attenzione è rivolta al mercante, cercatore saggio di quanto davvero vale, pronto a vendere tutto pur di entrare in possesso delle perle preziose. Ciascuno di noi è chiamato a essere come quel mercante, saggio nel coltivare il desiderio ardente di Gesù, nella disponibilità a lasciare ciò che è inutile, superfluo e dannoso pur di avere Lui, e di vivere nella Verità e nell’Amore.
“Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare”.
Qui, la nostra attenzione è portata a considerare il regno sotto il profilo della rete che accoglie tutti, buoni e cattivi, ma nella quale poi avviene una separazione: tra bene e male, tra ciò che è da Dio e ciò che non lo è. Gesù è la rete che dona a tutti la salvezza. La comunione di vita con Lui, però, comporta l’accoglienza della volontà di Dio e un cammino di vera conversione.
E ora prolunghiamo la riflessione con Nicola Cabasilas, che ci aiuta a tornare sul testo evangelico, considerando il regno come comunione di eterna felicità in Cristo.
“Quando il Signore si manifesterà, sarà circondato dal coro dei servi buoni,
e al suo risplendere anch’essi risplenderanno. Quale spettacolo!
Vedere una moltitudine innumerevole di luci al di sopra delle nubi,
uomini rapiti in alto a celebrare una festa solenne senza confronto:
intorno a Dio un popolo di dei, belli che circondano il Bello,
servi che stanno attorno al loro Signore,
che non è geloso di associare i suoi servi al proprio splendore
e non considera una diminuzione della sua gloria
l’assumere molti a far parte del suo Regno.
Il Signore non li tratta come suoi schiavi,
non li mantiene nel rango dei servi, ma li considera amici,
secondo una legge di amicizia, che lui stesso ha stabilito fin dal principio.
Egli vuole condividere tutto con loro:
non solo questo o quel bene, ma persino il Regno e la corona.
Questo appunto considera san Paolo quando dice che siamo eredi di Dio,
coeredi di Cristo e regneremo con Cristo se avremo partecipato ai suoi patimenti.
Quale gaudio può gareggiare con tale visione?
Saremo un coro di beati, una moltitudine esultante!
La luce splendente discende dal cielo sulla terra,
ma dalla terra nasceranno poi altri soli
grazie al Sole di giustizia, e tutto si riempirà di luce”.