Ascoltiamo la parola di Dio dal libro dell’Esodo: “Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce”. Presso il monte Sinai, Mosè vive un’esperienza unica e straordinaria della presenza di Dio, con il quale egli entra in dialogo. L’autore ispirato descrive come può una tale esperienza, servendosi delle immagini che ha a disposizione nel proprio linguaggio. Certo è un fatto: Mosè entra in relazione con Dio, la cui trascendenza e potenza sembra schiacciare l’uomo. La pienezza della rivelazione del volto di Dio in Gesù presenta a noi i tratti della vicinanza e della condiscendenza di Dio, ricco di misericordia. Ma una tale rivelazione nulla toglie a quella trascendenza mostrata sul Sinai. Anzi, solo se si considera una tale trascendenza si rimane sconvolti dall’amore infinito e paterno che si svela nel Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza.