V Domenica Quaresima anno A
Il tempo scorre veloce e, senza quasi rendercene conto, siamo giunti alla V Domenica di Quaresima, quella appena precedente la Domenica delle Palme. Ascoltando la pagina del Vangelo di san Giovanni, siamo condotti a rinnovare la nostra fede, ad aprire il cuore alla speranza, a rinvigorire la carità.
Rinnoviamo, pertanto, la fede. Dice Gesù a Marta, la sorella di Lazzaro, che piange il fratello morto da pochi giorni: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”.
E Marta risponde: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”. Con Marta anche noi rinnoviamo la fede, dicendo con forza e con gioia: “Sì, Signore, io credo che tu sei la risurrezione e la vita!”.
Apriamo, ora, il cuore alla speranza. Dice Marta a Gesù, nello straordinario dialogo, riportato nel Vangelo: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”.
E Gesù risponde: “Tuo fratello risorgerà”. Facendo eco alla parola del Signore, apriamo il cuore alla speranza: “Sì, Signore, io spero: risorgerò per la potenza del tuo amore!”.
Rinvigoriamo, infine, la carità.
Gesù chiede ai Giudei: “Dove lo avete posto”.
Gli dicono: “Signore, vieni a vedere!”
Annota il Vangelo: “Gesù scoppiò in pianto”.
E i Giudei osservano: “Guarda come lo amava!”.
Condividendo i sentimenti di Gesù rinvigoriamo la carità. “Signore rendimi partecipi dell’amore del tuo Cuore!”.
Prolunghiamo la meditazione, trasformandola in preghiera con l’aiuto di un bellissimo testo di sant’Ambrogio:
“Dégnati, Signore,
di venire alla mia tomba,
e di lavarmi con le tue lacrime:
nei miei occhi inariditi
non ne dispongo tante
da poter detergere le mie colpe!
Se piangerai per me io sarò salvo.
Se sarò degno delle tue lacrime,
eliminerò il fetore di tutti i miei peccati.
Se meriterò che tu pianga qualche istante per me,
mi chiamerai dalla tomba di questo corpo
e dirai: “Vieni fuori”, perché i miei pensieri non restino
nello spazio angusto di questa carne,
ma escano incontro a Cristo, per vivere alla luce.
Perché non pensi alle opere delle tenebre
ma a quelle del giorno: chi pensa al peccato cerca di rinchiudersi nella sua coscienza.
Signore, chiama dunque fuori il tuo servo:
pur stretto nei vincoli dei miei peccati,
con i piedi avvinti e le mani legate,
e pur sepolto ormai
nei miei pensieri e nelle opere morte,
alla tua voce io uscirò libero
e diventerò uno dei commensali al tuo convito.
La tua casa sarà pervasa di profumo,
se custodirai quello che ti sei degnato di redimere”.