Santa Messa nel Mercoledì delle Ceneri
“Abbiamo peccato”: lo abbiamo più volte ripetuto con il ritornello del Salmo. E non è difficile verificarlo e ammetterlo. Abbiamo peccato, e così ci siamo allontanati dal Signore; abbiamo preso le distanze da Lui; Lo abbiamo dimenticato; Lo abbiamo anche contraddetto, abbiamo preferito prendere altre strade rispetto a quelle che Lui ci indicava. Abbiamo peccato e così il volto di Dio ha perso luminosità e bellezza ai nostri occhi. Abbiamo peccato e siamo rimasti più soli nel cammino della vita. Abbiamo peccato: questa parola che risuona oggi sulle nostre labbra, scenda anche nelle profondità del cuore e diventi un’umile, sincera ammissione di colpa davanti a Dio.
“Lasciatevi riconciliare con Dio in nome di Cristo”: questa parola è risuonata, quasi come controcanto a ciò che abbiamo ripetuto ammettendo la nostra colpa, perché se abbiamo peccato e se ci siamo allontanati dal Signore, ecco che quest’altra parola fa di tutto per ricondurci a Lui e per rendere la nostra vita e il nostro cuore rinnovati. “Lasciatevi riconciliare con Dio in nome di Cristo”!
Lo ripetiamo ancora una volta. Abbiamo peccato – ne siamo consapevoli –, e per questo risuona con una particolare forza di attrazione l’invito: “Lasciatevi riconciliare con Dio in nome di Cristo”.
Aver peccato significa non aver creduto all’amore di Dio: non ci siamo fidati dell’amore di Dio. Non abbiamo creduto fino in fondo che il Signore, presente nella nostra vita, ci ami e sia tutto per noi, e che la sua parola sia una parola di verità e di vita. Non lo abbiamo creduto, abbiamo dubitato, non ci siamo fidati e abbiamo smarrito la bellezza e la gioia della vita. Non credere all’amore di Dio, infatti, non fidarsi della parola che Egli ci rivolge, non prestare ascolto alla Sua voce che accompagna la nostra vita significa proprio questo: smarrire la bellezza e la gioia vera dell’esistenza.
Lo riconosciamo: non abbiamo creduto all’amore. E nel momento in cui lo riconosciamo con sincerità e umiltà, ancora risuona con una forza attrattiva del tutto singolare l’invito: “Lasciatevi riconciliare con Dio in nome di Cristo”.
In questo tardo pomeriggio, mentre con la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri entriamo nel cammino quaresimale, diciamolo – ciascuno e tutti – “Abbiamo peccato e ci siamo allontanati da te. Non abbiamo creduto al tuo amore e abbiamo smarrito la bellezza e la gioia vera della vita”. Allo stesso modo, ascoltiamo con tanta consolazione, e anche con un desiderio autentico di accoglierlo, l’invito: “Lasciatevi riconciliare con Dio in nome di Cristo”, perché possiamo ritrovare Lui e perché possiamo ritrovare la bellezza e la gioia della vita.
Quando la Quaresima va a iniziare ci sono tre modi errati di considerarla. Pensando alla Quaresima, infatti, potremmo pensarla come un tempo non ha niente di diverso dal resto dell’anno. E forse per alcuni è così! Forse anche per alcuni di noi! Che cosa cambia nel tempo della Quaresima, quanto a stile di vita? Che cosa cambia? A volte nulla, e arriviamo a Pasqua senza che la Quaresima, aldilà del nome, sia stata un tempo, davvero, diverso dal solito.
C’è anche un altro modo di considerare erroneamente la Quaresima: quando la immaginiamo come un tempo in cui vivremo semplicemente un peso, una fatica. Le stesse parole digiuno ed elemosina sembrano appesantire il cammino. Così entriamo in Quaresima, pensando: “Meno male, presto sarà Pasqua e tutto sarà finito”. Ma questa non è la vera Quaresima.
C’è ancora un modo di pensare in modo errato la Quaresima: quando la pensiamo come un tempo nel quale, con le nostre forze, con le nostre capacità, con la nostra buona volontà, intendiamo mostrare al Signore di sapergli dare qualcosa, di meritarci un po’ del suo amore. E, forse, anche tra noi, c’è chi entra nella Quaresima rivolgendosi così al Signore: “Vedi come sono bravo? Faccio penitenza, faccio un po’ di violenza a me stesso, mi sforzo di cambiare la mia vita. Vedi come merito la tua bontà e il tuo amore?”. Neppure questa non è la Quaresima autentica.
Il cammino che inizia oggi è qualcosa di diverso, di molto più grande e di molto più bello. Perché il tempo quaresimale è un invito che il Signore fa a ciascuno di noi, è un’occasione di grazia che il Signore ancora una volta ci propone; è come il suo prenderci per mano per condurci non semplicemente a rinunciare ma a rinunciare per moltiplicare, non a vivere un tempo di pesantezza ma a vivere un tempo in cui ritroviamo il senso autentico della vita. È un tempo di grazia nel quale siamo condotti per mano dal Signore perché ritroviamo Lui, perché ritroviamo il suo amore, perché ritroviamo la sua presenza e perché, ritrovando tutto questo, ritroviamo anche la bellezza e la gioia vera della vita.
Questo è la Quaresima! Questo è la Quaresima che, dunque, è un tempo bellissimo! La Quaresima è un tempo splendido e luminoso, non è un tempo oscuro; non è un tempo di pesantezza, è un tempo di leggerezza; non è un tempo di sterile fatica ma è un tempo in cui fatichiamo per poter correre più velocemente e volare. Questo è la Quaresima: “Lasciatevi riconciliare con Dio in nome di Cristo” per ritrovare Lui e per ritrovare la bellezza e la gioia della vita.
Un tale cammino conosce una triplice esperienza – ce lo ha ricordato la pagina evangelica –: quella della preghiera, quella del digiuno e quella dell’elemosina. Ma intendiamoci bene!
Viviamo l’esperienza di una più intensa per ritrovare la bellezza e la gioia di stare nell’amore del Signore. Per questo in Quaresima preghiamo di più e dedichiamo più tempo alla preghiera: per ritrovare la bellezza e la gioia di dipendere dal Signore, di dipendere dal suo amore, di stare in questa relazione che riempie il cuore e la vita. Per questo preghiamo di più!
Viviamo l’esperienza del digiuno, sotto i tanti aspetti che può caratterizzarlo per ritrovare la bellezza e la gioia della libertà dalle cose di questo mondo, delle quali siamo diventati spesso schiavi e succubi. Digiuniamo per ritrovare la bellezza e la gioia di quella libertà, a motivo della quale le cose di questo mondo non ci schiavizzano ma diventano uno strumento, una via per incontrare il Signore e per ritrovare compiutamente la nostra umanità.
Viviamo l’esperienza dell’elemosina per ritrovare bellezza e gioia della carità, di un cuore che non è più rattrappito, ma che finalmente si dilata e sa spendersi nel dono di sé; e l’altro non è più uno sconosciuto ma un amico, non è più un estraneo ma un fratello, il dolore dell’altro è il mio stesso dolore e la gioia dell’altro è la mia stessa gioia.
Preghiera, digiuno, elemosina non sono qualcosa che ci opprime; sono la via concreta attraverso la quale in questi 40 giorni, per grazia del Signore, possiamo ritrovare la bellezza di stare e dipendere dal Suo amore, la bellezza della libertà, la bellezza della carità.
“Ecco ora il momento favorevole. Ecco ora il giorno della salvezza”. Questo ora, questo adesso, che sono i 40 giorni quaresimali, non passino come nulla fosse, non passino come un tempo di pesantezza e di oppressione, non passino come uno sforzo nostro di conquistare qualcosa. No! Passino, piuttosto, come un vero tempo di grazia, nel quale il Signore si fa incontro a noi, ci prende per mano e ci porta a ritrovare la bellezza della sua presenza e del suo amore, la bellezza della libertà e la bellezza della carità.
Vivremo, tra poco, il Rito consueto dell’imposizione delle Ceneri: la polvere verrà versata sul nostro capo. Che cosa pensare in quel momento? Proviamo a pregare così nel silenzio del cuore: “Signore, Tu mi ricordi che senza di te la vita è polvere, ma con te no! Perché questa polvere, con Te, diviene amata e così fiorisce in tutta la sua bellezza e la sua gioia”.
Che il segno della polvere accompagni questa celebrazione e accompagni anche ogni giorno del tempo quaresimale, diventando un vero attestato di fede: “Senza di te, Signore, io sono polvere; ma con Te no! Sono polvere amata che fiorisce in tutta la sua gioia, in tutta la sua bellezza”.
Trascrizione da registrazione audio