Celebriamo in questa Domenica, l’ultima dell’anno liturgico, la solennità di Gesù Cristo, re dell’universo. È una festività molto bella: sia perché ci è dato di immergere lo sguardo nella conclusione della storia, quanto tutto sarà ricapitolato in Cristo, Salvatore nella gloria; sia perché abbiamo l’occasione di fare memoria del Regno di Dio, realtà già presente nella nostra vita, nella misura in cui apriamo il cuore alla presenza e all’opera del Signore.
In questo senso si esprime san Paolo, scrivendo ai Colossesi: “E’ lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore”. Il regno di Cristo, pertanto, è già una realtà della nostra vita. Una realtà che ci è donata per grazia, ma anche una realtà che siamo chiamati a fare nostra ogni giorno di più.
Farla nostra significa lasciare che il Signore prenda possesso della nostra vita, in modo tale che tutto di noi possa essere Suo, nella Sua volontà. Chiediamo, pertanto, il dono di essere del tutto “Sua terra e Sua proprietà”.
In questo sta la nostra vera gioia e la pienezza sovrabbondante per il nostro cuore.
Al riguardo, rimaniamo in ascolto di Origene: “Il Figlio di Dio è il re dei cieli. Anzi, essendo la verità stessa e la stessa sapienza e giustizia, con ragione asseriamo che egli si identifica nel Regno stesso. Questo Regno, poi, non ha sede né al di sotto né al di sopra della nostra dimensione, ma in tutto ciò che viene chiamato ‘cielo’. Anche se, infatti, tu eliminassi quel passo in cui si legge: ‘Di essi è il regno dei cieli’ (Mt 5, 3), potresti tuttavia affermare che il regno di costoro – finché dura – è Cristo stesso, dal momento che egli estende il suo potere persino su ciascun pensiero di colui che non sia più schiavo del peccato; quel peccato, che, al contrario, la fa da padrone nel corpo mortale di coloro che vi si sono prostituiti. Nel dire, poi, che Cristo domina su ogni pensiero di qualcuno, intendo significare che, ovunque, vi sia giustizia e sapienza e verità assieme a tutte le altre virtù, là il Signore esercita il suo potere su colui che è divenuto egli stesso ‘cielo’, recando in sé l’immagine della realtà celeste”.