Ascoltiamo la parola di Dio dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi: “Fratelli, si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione!”. Alcuni, nella comunità cristiana di Corinto, non vivono alla luce della fede. L’immoralità sembra dilagare senza che nessuno abbia nulla da dire. Paolo è molto fermo nella sua parola. E l sua parola aiuta anche noi, sotto un duplice aspetto. Anzitutto, ci ricorda che la fede ispira la vita, che essere di Cristo implica delle scelte anche nel campo della morale quotidiana. In secondo luogo, ci ricorda che non si può rimanere in silenzio e neutrali laddove la moralità è contraddetta. Nel tempo del relativismo si è testimoni del Vangelo anche affermando con chiarezza, se pure nella carità, ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è secondo Dio e ciò che non lo è, ciò che è degno dell’uomo e ciò che lo mortifica.