S. Messa per la chiusura dell’anno giubilare del 150° della nascita di San Luigi Orione
Abbiamo ascoltato una parola importante, non soltanto perché parola del Signore ma anche perché è una parola del Signore che san Luigi Orione ha compiutamente vissuto.
La parola è questa: «Cristo ci ha liberati per la libertà». Una parola importante. Forse è opportuno liberare il campo da possibili mistificazioni alle quali può andare incontrare la parola “liberi” e “libertà”, o da possibili impoverimenti tipici del nostro tempo.
Cristo ci ha liberati. Ci ha liberati da che cosa? Ci ha liberati dalla nostra incapacità di amare il Signore e di seguirlo con la nostra vita. Perché noi siamo schiavi. Schiavi di quell’incapacità di dire sì a Dio, schiavi di quell’incapacità di amare Dio, schiavi di quell’incapacità di consegnare la nostra vita a Dio, riconoscendo che la nostra vita è sua perché Egli ce l’ha data ed Egli l’ha salvata.
Noi viviamo questa schiavitù, ma Cristo ci ha resi liberi da questa schiavitù. Ci ha liberati per la libertà perché noi potessimo dire sì a Dio, perché noi potessimo accogliere nella nostra vita Dio, perché potessimo riconoscere nella gioia e nella gratitudine che Egli ci ha donato la vita e che l’ha salvata, perché potessimo fare della nostra vita un dono a Lui. Cristo ci liberati per la libertà. Questa è la prima libertà: quella dalla schiavitù del non poter entrare in una relazione di amore con Dio.
Cristo ci ha liberati da un’altra schiavitù, da quella schiavitù per cui il nostro cuore è incapace di amare davvero il prossimo, l’uomo e la donna che vivono accanto a noi. Il nostro cuore è schiavo dell’egoismo, schiavo di un continuo sguardo rivolto a sé stesso: sguardo opaco e miope che non vede altro che sé. Il nostro è un cuore malato, incapace di amare. Cristo ci ha liberati anche da questa schiavitù e ha reso il nostro cuore capace di palpitare di una carità e di un amore autentico, un cuore capace di dare la vita per l’altro, un cuore capace di aprirsi alle dimensioni universali della carità, un cuore, davvero, capace di amore. Cristo ci ha liberati anche da quella schiavitù che è l’incapacità di amare che tocca tutti noi e ci ha liberati perché avessimo la libertà di amare davvero, fino al dono di noi stessi e fino al dono della vita.
Cristo ci ha liberati, ci ha liberati da noi stessi, da quella oscurità che spesso avvolge il nostro cuore e la nostra mente, da quella mancanza di pace e di gioia che caratterizza le nostre giornate, da quel dubbio che rende tutto difficile e tenebroso. Cristo ci ha liberati da noi stessi perché potessimo avere la libertà della gioia autentica, della pace vera, della serenità che tutto affronta, che tutto vive e che tutto supera. Cristo ci ha liberati da noi stessi perché avessimo questa libertà della gioia e della pace vera del cuore.
Cristo ci ha liberati dalla tragedia della morte come ultima pagina di una vita senza senso. Ci ha liberati Cristo da questa tragedia perché ci ha aperto le porte della vita vera, della vita senza fine, dando senso a questo pellegrinaggio terreno che non è lo scontro con un muro invalicabile al suo termine, ma l’ingresso nella luce senza tempo e senza fine, eterna gioia del cuore di ogni uomo. Cristo ci ha liberati dalla schiavitù della morte perché fosse nostra la libertà della vita vera e perfetta. Cristo, dunque, ci ha liberati dall’insignificanza delle nostre giornate e dal non senso del nostro vivere. Perché qual è il senso del nostro vivere se esso si risolve nel nulla e nella morte? Cristo ci ha liberati perché fosse nostra la libertà di chi sa e di chi gode di una vita ricca di senso e di significato e di perché.
Cristo ci ha liberati per la libertà. Non è forse vero che san Luigi Orione ha vissuto in modo compiuto questa parola e la verità che questa parola ci comunica?
San Luigi Orione è stato toccato da Cristo e Cristo lo ha liberato. Lo ha liberato dall’incapacità di amare il Signore, lo ha liberato dall’incapacità di amare il prossimo, dall’incapacità di sperimentare in pienezza la pace e la gioia, dalla schiavitù e dalla paura della morte, lo ha liberato dal non senso della vita. E così gli ha donato in modo, straordinario e mirabile, l’esperienza di quella libertà nella quale il cuore dell’uomo sa amare Dio alla follia, sa amare il prossimo perdendo la vita, sa ritrovare sé stesso nella pace e nella gioia, sa vincere il dramma della morte perché spera contro ogni speranza alla vita senza fine. Sa godere del significato pieno dell’esistenza in Dio e nel suo amore.
Don Orione ha vissuto questo. È stato liberato da Cristo per la libertà. Al riguardo c’è una sua frase che riassume tutta quanta la sua vita e che gli era particolarmente cara: «Vivere Cristo». Egli è stato liberato per la libertà perché la sua vita è stata un nome: Gesù Cristo. È stato liberato per la libertà perché la sua passione è stata un nome: Gesù Cristo. È stato liberato per la libertà perché tutta la sua esperienza umana è stata investita da un nome: Gesù Cristo. Ha vissuto Cristo, per questo è stato liberato, per la libertà e ha vissuto davvero da uomo libero in Cristo Gesù.
C’è un’altra parola che abbiamo ascoltato questa sera: “Camminare secondo lo Spirito”. Don Orione ha camminato secondo lo Spirito, perché camminare secondo lo Spirito è esattamente camminare nella libertà che Gesù Cristo dona a ciascuno di noi.
Se noi guardiamo davvero don Orione, lo celebriamo davvero – come vogliamo celebrarlo questa sera – non possiamo che riconoscere questa verità fondamentale della sua vita, non possiamo che desiderare che sia nostra la sua esperienza di vita, che ciò che lui ha vissuto, liberato da Cristo per la libertà, possa essere anche nostro, in tutta la sua profondità e in tutta la sua bellezza.
I santi li celebriamo, li ricordiamo, li onoriamo – certo – perché abbiamo bisogno della loro preghiera di intercessione. Ma i santi li onoriamo, li ricordiamo, li celebriamo anche e soprattutto per imitarne la vita e per considerare che la loro vita è l’unica veramente riuscita, perché non c’è un’altra vita pienamente riuscita che non sia la vita dei santi.
Allora chiediamo la grazia che, questa sera, guardare Don Orione, entrare con lo sguardo, con l’intelligenza, con il cuore dentro la sua libertà liberata da Cristo ci attragga e ci faccia sentire nel cuore un desiderio rinnovato di seguire le orme di questa vita di santità, di seguire le sue orme, di seguire le orme di quest’uomo che ha posato i suoi piedi su questa terra lasciando il segno della bellezza di una straordinaria vita di santità.
Chiediamo la grazia che, guardando quest’uomo che ha vissuto Cristo, anche noi ci ricordiamo, diventiamo convinti, non ci dimentichiamo più che o viviamo Cristo o non siamo veramente liberi, che o viviamo Cristo o non avremo mai compiutamente l’esperienza della vita piena e vera, che o viviamo Cristo o non sperimenteremo mai la bellezza di quella luce che ha sperimentato san Luigi Orione. Non lo guardiamo e non lo ammiriamo soltanto. No! Lo guardiamo e lo ammiriamo perché in noi si risvegli il desiderio di seguirne le orme, di lasciarci cioè toccare da Gesù Cristo, di essere da Lui liberati per la libertà.
Chiediamo la grazia che per tutti noi possa essere vero quello che è stato vero per lui: vivere Cristo.
Trascrizione da registrazione audio