Ascoltiamo la parola di Dio dal libro del profeta Isaia: “Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto elevato; i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria”. L’esperienza che Isaia fa di Dio ne rivela tutta la trascendenza. Davanti a Dio altro non è possibile fare se non prostrarsi in adorazione. Ciò che proclamazione con timorosa riverenza gli angeli è lo stesso canto che anche noi oggi innalziamo al Signore nella Messa, poco prima che si rinnovi il mistero della presenza eucaristica di Cristo risorto. Rinnovare quell’antica acclamazione aiuta a capire la straordinaria novità del Vangelo. Il Dio tre volte santo è lo stesso Dio che si fa uomo e va a morire in croce per la nostra salvezza.