V di Quaresima
In questa Domenica, la V del tempo di Quaresima, ascoltiamo la splendida pagina del vangelo di san Giovanni, nella quale Gesù incontra la donna peccatrice. Le ultime parole che Egli le dice sono: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Riguardo a questo episodio evangelico, sant’Agostino commenta in modo mirabile la scena nella quale si ritrovano soli Gesù e la donna, dopo che gli scribi e i farisei se ne sono andati.
Scrive il grande Vescovo di Ippona: “Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia”.
E’, questa, una solitudine che non spaventa. Anzi, è una solitudine che colma il cuore di speranza. Gesù è il volto della Misericordia che perdona, riedifica il cuore prima schiacciato dal peso del peccato e straziato dall’esperienza del male, dona la grazia per una vita rinnovata nel Vangelo, infonde nell’anima la gioia vera che è frutto dello Spirito.
Ciascuno di noi è “la misera”. Davanti a ciascuno di noi sta “la Misericordia”. In questo “faccia a faccia” consiste il cuore della nostra fede.
Meditiamo e preghiamo con l’aiuto di un testo tratto dalla Liturgia siriaca: “Alla tua porta, Signore, io busso, e dal tuo tesoro invoco pietà. Sono un peccatore che, per molti anni, ha abbandonato la tua via. Donami di confessare i miei peccati, di fuggirli e di vivere nella tua grazia.
Alla porta di chi busseremo, Signore misericordioso, se non alla tua? Chi abbiamo a sostenerci nelle nostre cadute, se la tua misericordia non intercede presso te, o re alla cui maestà si prostrano anche i re?
Padre, Figlio e Spirito santo, sii per noi una cittadella elevata, un rifugio contro i perversi che ci combattono e contro le loro potenze. Proteggici all’ombra delle tue misericordie, quando i buoni saranno separati dai malvagi. Il canto della nostra preghiera sia una chiave che apre la porta del cielo; e gli arcangeli si dicano nelle loro schiere: come dev’essere dolce il canto degli umani perché il Signore esaudisca così presto le loro invocazioni!”.