Omelia – Santa Messa nel Mercoledì delle Ceneri
«Ecco ora il momento favorevole».
Abbiamo ascoltato questo invito dalle parole dell’apostolo Paolo.
È un invito importante, ricco di significato perché ci ricorda che oggi, Mercoledì delle Ceneri, entriamo in un tempo speciale: quaranta giorni, un tempo favorevole, appuntamento di grazia che il Signore ci dona.
Sant’Agostino, commentando un passo del Vangelo, riflette così: «Il Signore passa, io temo Dio che passa». Il santo teme perché ha paura di non presentarsi puntuale all’appuntamento. Il suo non è un timore servile ma un timore d’amore. Teme di non incontrare il Signore nel momento in cui Egli passa nella sua vita. È un timore che oggi vogliamo coltivare anche noi. Non è una paura che ci atterrisce e ci schiaccia. È il timore tipico di chi ama e che non vuole perdere l’appuntamento con l’amato.
La Quaresima è il tempo favorevole per un incontro rinnovato con l’Amato della nostra vita: con il Signore che passa per farci grazia, per farci dono di sé e di una vita nuova.
Ora è il tempo favorevole. Non dimentichiamo questa parola, custodiamola nel cuore e lasciamo che risuoni dentro di noi come compagna di strada in questo bellissimo viaggio del Tempo Quaresimale.
Tempo favorevole per che cosa?
La parola del profeta Gioele, che parla a nome del Signore, ci viene in aiuto nel rispondere a questa domanda: «Ritornate a me con tutto il cuore».
Noi siamo di Dio, gli apparteniamo con sincerità, ma non ancora con tutto il cuore.
Ci rendiamo conto, sostando un attimo a riflettere, e pregando, che tutto ciò che portiamo nel cuore non è di Dio. Ci sono degli aspetti, chiari o meno chiari, manifesti o nascosti, che non appartengono al Signore. La nostra vita non è ancora completamente di Dio. Le scelte della nostra vita non sono ancora del tutto in sintonia con la volontà di Dio. Le strade che percorriamo non sono sempre e non sono del tutto le strade della Parola di Dio. Perché il cuore non è ancora del tutto Suo.
Il Tempo della Quaresima è il tempo favorevole nel quale finalmente poter dare a Dio tutto il cuore. Finalmente si può cominciare una strada che davvero sia tutta Sua.
Il Profeta aggiunge: «Laceratevi il cuore».
Quando qualcosa si straccia o si lacera, il fine che si persegue è buttare via e prendere con sé qualcosa di nuovo. In questo tempo siamo chiamati a lacerare il cuore, perché questo cuore è ancora malato, ferito e non appartiene ancora del tutto al Signore. Desideriamo cambiarlo con un cuore che sia tutto del Signore, ma da soli non possiamo. E così chiediamo a Lui che ci doni un cuore nuovo.
Potremmo dire che la Quaresima è il tempo nel quale lasciare che il Signore operi in noi un “trapianto” di cuore: perché venga stracciato il cuore vecchio che non è ancora tutto di Dio e ci venga donato un cuore nuovo, tutto Suo.
Perché allora ci è dato questo tempo favorevole, bello, di grazia? Perché possiamo sperimentare un “trapianto di cuore”, da un cuore vecchio a uno nuovo, che sia abitato tutto da Dio.
Nel Mercoledì delle Ceneri, come poi per tutto il tempo quaresimale, la liturgia ci aiuta anche con i suoi simboli e i suoi segni, a capire e a ricordare in che cosa consiste il cammino della Quaresima.
Tutto è spoglio, non ci sono fiori, non c’è quasi nulla e gli arredi sono semplici. È come se anche la chiesa volesse svuotarsi.
Ma per quale fine? Non per rimanere vuota, ma per potersi riempire, in un modo nuovo, della presenza del Signore. E questo è un segno per noi. In Quaresima desideriamo spogliarci, svuotarci: non essere in una tristezza sterile o vivere nella mancanza di qualcosa che non troveremo mai.
No. Ci svuotiamo, ci impoveriamo, per essere ricolmati e riempiti della vita del Signore, l’unica che può colmare la sete del cuore.
Ci spogliamo come la chiesa, per essere rivestiti di Cristo, ci impoveriamo come la chiesa per essere arricchiti della presenza di Cristo, viviamo una sorta di morte per avere la vita vera del Signore Gesù.
Il Vangelo in proposito ci indica una strada concreta: elemosina, preghiera, digiuno.
Queste tre parole non possiamo dimenticarle.
Restino impresse nel nostro cuore e siano come tre stelle che orientano il cammino quaresimale.
Consideriamo elemosina, preghiera e digiuno nel cammino concreto della vita.
Che cosa significherà elemosina per noi?
Certo, sarà importante dare anche qualche nostro bene materiale. Ma sarà anche altrettanto e, forse, più importante dare quel bene che è il nostro tempo a chi ha bisogno, il bene del nostro sorriso a chi è solo e in necessità, il bene del nostro amore a chi è assetato di amore.
L’elemosina ci indica un percorso di carità concreta, a partire da quanti stanno accanto a noi, per estendere il raggio di azione anche a chi è più distante.
Che cosa significherà preghiera per noi?
La nostra Messa. Non potremmo, nel tempo quaresimale, partecipare ogni giorno alla Messa?
La confessione.
Non potremmo, nel tempo quaresimale, accostarci alla confessione almeno ogni quindici giorni?
L’ascolto della Parola di Dio.
Non potremmo, nel tempo quaresimale, metterci in ascolto della Parola di Dio ogni giorno?
Il Rosario.
Non potremmo, nel tempo quaresimale, rendere quotidiana la preghiera del Rosario?
Ognuno potrà individuare, nella concretezza della vita, quello che potrà dare forma a una preghiera più vera e più autentica.
Il digiuno.
Sarà importante anche digiunare realmente. Il digiuno, però, potrà essere vissuto sotto tanti punti di vista: il digiuno dai pensieri cattivi, il digiuno dai giudizi senza misericordia, il digiuno da quel male che ci portiamo nel cuore e al quale non ci opponiamo con vigore.
Potremo fare tanti digiuni.
Elemosina. Preghiera. Digiuno.
Lasciamo che queste tre stelle che accompagnino il cammino della nostra Quaresima.
Ci chiediamo: perché il Signore ci indica questa strada concreta da percorrere con l’elemosina, la preghiera e il digiuno? Perché possiamo presentarci a mani vuote davanti Lui chiedendo, anzi supplicando, che ci dia un cuore nuovo, che operi il “trapianto di cuore” di cui tanto abbiamo bisogno.
Tra poco vivremo il rito austero – ma così bello – dell’imposizione delle Ceneri.
Ascolteremo la parola biblica ed evangelica che accompagnerà il gesto: «Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai»; «Convertitevi e credete nel Vangelo».
Qual è il senso di questo rito così antico e così suggestivo, e delle parole che lo accompagnano? Ricordarci che senza il Signore siamo cenere, che senza di Lui la vita non ha senso e siamo perduti. E che, allora, è bene che ci spogliamo come questo altare, perché Egli venga ad abitare in noi, venga a vivere in noi, venga a riempirci la vita, come Salvatore e Redentore, divenendo finalmente il “tutto” per noi e per il nostro cuore.