Venerdì dopo le Ceneri
Ascoltiamo la parola di Dio dal libro del profeta Isaia: “È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?”. In queste domande, con le quali il profeta trasmette il messaggio di Dio al Suo popolo, troviamo un richiamo sempre attuale: il pericolo che tutti quanti corriamo di dare forma a una vita religiosa “fai da te”. Succede, così, che siamo noi a decidere ciò che va bene e che non va bene, quanto è da osservare e quanto invece è da tralasciare. Viene meno in noi il desiderio di abbracciare la volontà di Dio, anche quando questa sia in contraddizione con la nostra. La vera fede comporta un uscire da sé stessi per fare proprio il progetto di amore che Dio ha nostra vita.
Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Matteo: “E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno»”. Riferendosi alla pratica del digiuno, il Signore ne sottolinea la prima e fondamentale dimensione: quella relativa alla relazione di amore con Lui. Si digiuna, anzitutto, per affermare il primato di Dio nella vita rispetto a tutto il resto. Il digiuno, pertanto, diviene un atto sponsale, con il quale diciamo a Gesù che in Lui riconosciamo il centro della nostra vita, che per Lui siamo disposti a lasciare qualunque cosa, che il Suo amore non ha eguali per noi. La Quaresima, che è anche tempo di penitenza e digiuno, ci aiuta a riaffermare, con forza e con gioia, la nostra appartenenza di amore al Signore.