Cattedrale di Tortona
Grazie di cuore, Domenico, e attraverso di te un grazie a tutti quanti voi qui presenti e a coloro che fanno parte del Rinnovamento in questa nostra bella Diocesi di Tortona. Io sono molto legato a Rinnovamento. Ho avuto modo anche di andare qualche volta a Rimini e quindi sono molto contento di trovare questa bella realtà qui nella mia diocesi.
Avrei voluto fermarmi con voi per tutto il tempo questa sera, però, vengo da una giornata un po’ piena, domani altrettanto, e poi lunedì mattina dovrò partire per Roma perché c’è la Conferenza Episcopale Italiana. Allora tutto il tempo non riuscirò a fermarmi, però mi fermerò un pochino con voi, a pregare con voi, poi in silenzio mi ritirerò per alcune cose che ancora mi rimangono da fare.
Davvero sono tanto contento di essere qui e prima di iniziare con l’adorazione eucaristica, vorrei ricordarvi tre parole che certamente tutti voi, non soltanto conoscete, ma anche vivete nella vostra preghiera personale comunitaria. Tuttavia credo che possa essere utile ricordarle e recuperarle per aiutare la preghiera di questa sera e in genere per aiutare la nostra preghiera quotidiana, soprattutto quella che facciamo davanti al Signore nell’Eucaristia.
Le tre parole sono queste, e ci aiutano ad esprimere meglio il significato dell’adorazione, perché adorare anzitutto significa RICONOSCERE. Riconoscere cosa? Riconoscere che il Signore non è soltanto “Il Signore”, ma è il Signore della nostra vita! Adorare significa riconoscere che siamo suoi, che gli apparteniamo, che siamo opera sua! È tanto bello questo. Non sempre nella realtà di ogni giorno riusciamo a viverlo fino in fondo, però quando siamo qui davanti a Gesù e ci inginocchiamo per adorare la prima cosa è proprio questa, che dobbiamo fare: riconoscere la sua signoria sulla nostra vita.
Se ci analizziamo ci rendiamo conto che ciascuno di noi è come un continente. Un continente del quale non tutte le terre sono state ancora del tutto abitate dal Signore. L’adorare, adorare con fedeltà, ci aiuta a fare in modo che tutto di noi, tutto di questo continente che è la nostra vita, entri sotto la signoria di Dio, e questa è l’esperienza più bella che noi possiamo fare nella vita. Essere davvero suoi. Questa sera l’adorazione per noi sia anzitutto uno stare lì, davanti a Gesù, riconoscere che lui è il Signore della nostra vita e dirgli “Lo voglio, entra in possesso di me, prendimi tutto con te, tutta con te, io desidero essere totalmente tuo”.
Adorare, poi, comporta anche un’altra parola, ed è la parola ADERIRE. Perché la adorazione è autentica nella misura in cui porta all’adesione, cioè a una vita che desidera dal profondo del cuore, in tutto, essere secondo la volontà di Dio. Quale adorazione sarebbe, la nostra, se poi la vita quotidiana, le scelte ordinarie, i criteri in base ai quali giudichiamo, scegliamo, operiamo, fossero difformi da quel Signore di fronte al quale ci siamo inginocchiati? Adorare significa far crescere in noi sempre di più questo desiderio di adesione alla Parola del Signore, alla sua volontà sulla nostra vita. Significa far fiorire ogni giorno di più un “sì” bello al Signore che ci chiama e ci indica la strada che siamo chiamati a percorrere. Adorare per riconoscere, adorare per aderire.
Ma c’è ancora una terza parola. Adorare si esprime anche attraverso l’INTERCEDERE, l’intercessione. Quando ci mettiamo in ginocchio, dobbiamo ricordarlo, non siamo mai soli. Con noi ci sono tutti gli altri. La preghiera davanti a Gesù sacramentato non è mai soltanto una preghiera personale. Certo, è una preghiera personale, ma è sempre la preghiera di tutta la Chiesa, che sta lì in ginocchio davanti al suo Signore. Nella nostra adorazione non possiamo non portare i bisogni, le difficoltà, le fatiche, i drammi, le malattie, e coloro che noi conosciamo e non conosciamo, che portiamo nel cuore perché sono vicini oppure perché sono distanti. Tutti devono essere lì con noi in ginocchio davanti a Gesù e per loro e con loro siamo chiamati a pregare e a intercedere.
Adorare per RICONOSCERE, adorare per ADERIRE, adorare per INTERCEDERE, con lo Spirito Santo.
Chi è che ci aiuta a fare in modo che l’adorazione sia dire “Signore, io sono tuo, io sono tua”? Chi è che ci aiuta a fare in modo che la nostra adorazione diventi un “sì” bello, pronto, gioioso alla volontà di Dio? Chi è che ci aiuta a vivere la nostra preghiera di adorazione con quel cuore grande e con quella carità infuocata che ci fa portare davanti a Gesù i bisogni, i problemi, le sofferenze di tanti, di tante del mondo intero? È lo Spirito Santo! È questo fuoco che ci mette in ginocchio, ci fa riconoscere Gesù, ci fa aderire a Gesù, ci fa intercedere presso Gesù. Che questa adorazione serale possa essere per noi proprio una adorazione nello Spirito Santo e che ogni nostra adorazione possa essere una adorazione nello Spirito Santo, che ci porta con mano, con la sua dolcezza e con la sua forza a riconoscerci di Gesù, ad aderire a Gesù e a intercedere presso Gesù.
In questo clima iniziamo la nostra adorazione, ci poniamo davanti al Signore e davvero sentiamoci avvolti da questa forza delicatissima, ma anche infuocatissima, che è lo Spirito Santo.
*Trascrizione del testo a cura di Lucia M. Gradi