Carissimi nel Signore,
in questa domenica, la XXXII del Tempo Ordinario, rimaniamo in ascolto della Parola del Signore e lasciamo che la sua luce illumini il cammino della nostra vita.
Leggiamo nella Lettera agli Ebrei: “Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore”.
La verità espressa in queste parole è straordinariamente bella.
Come disse Antonio Rosmini a Manzoni, dal suo letto di morte, non si può fare altro che “Tacere, adorare, godere”. Tacere, per meglio assimilare con il cuore. Adorare, al fine di rinnovare con stupore la nostra fede. Godere, al pensiero che Gesù Risorto intercede sempre per noi presso il Padre.
Che cosa dobbiamo temere? In questa verità è la nostra speranza!
Leggiamo nel Primo Libro dei Re: “Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo”.
A Sarepta, una vedova risponde così al profeta Elia, che le aveva chiesto, prima dell’acqua da bere e poi un pezzo di pane. La donna si fida di quella parola, che ascolta come detta da Dio. E la sua fede viene premiata. Infatti: “La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato”.
Con quale fede noi ascoltiamo e pratichiamo la Parola che il Signore ci dona ogni giorno?
Leggiamo nella pagina del vangelo di san Marco: “In verità io vi dico: Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei, invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.
Con queste parole Gesù commenta il gesto della povera vedova.
Quella donna amava davvero, perché il suo gesto di amore esprimeva una donazione totale, senza riserve. Per lei amare significava disponibilità a morire. Qual è il nostro amore verso Dio? E quale anche verso il prossimo? Possiamo dire che per noi morire è voce del verbo amare?
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.