Carissimi nel Signore,
ascoltando il vangelo di san Marco, in questa domenica che è la XXX del Tempo Ordinario, ci accorgiamo che il cammino di Gesù verso Gerusalemme sta per terminare. La meta è vicina. Gerico è, infatti, l’ultima tappa prima dell’arrivo alla città santa. In questo contesto, la guarigione di un cieco offre il grande insegnamento in ordine all’identità del discepolo. Consideriamo due elementi di questa bella identità.
Il mendicante cieco si rivolge a Gesù e chiede, accorato: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”. La sua è la domanda della fede, che riguarda la fede dal momento che la luce per vedere con gli occhi è, nei vangeli, il simbolo più efficace per esprimere la fede. La fede è, in effetti, un vedere, un vedere dentro la vita, con la capacità nuova di scoprirne la verità più profonda.
Il discepolo è colui che ha la fede e, dunque, una capacità nuova di vedere se stesso, gli altri, la storia dal momento che ha riconosciuto Gesù come il Salvatore. L’incontro con Gesù gli ha donato l’occhio penetrante della fede. Il cieco di Gerico riconosce Gesù come il Salvatore: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”
Ed ecco ciò che accade: “E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”.
Siamo discepoli quando accogliamo Gesù nella nostra vita e riceviamo il dono di vedere in Lui, in modo nuovo, tutte le cose.
Il comportamento di coloro che dovrebbero già essere discepoli di Gesù rivela che, di fatto, ancora non solo sono davvero in pienezza. Ascoltiamo al riguardo la riflessione del Santo Padre Francesco:
“Ci sono alcune tentazioni per chi segue Gesù. Il vangelo di oggi ne evidenzia almeno due: Nessuno dei discepoli si ferma, vanno avanti come se nulla fosse. Se Bartimeo è cieco, essi sono sordi: il suo problema non è il loro problema.
Può essere il nostro rischio: di fronte ai continui problemi, meglio andare avanti, senza lasciarci disturbare.
In questo modo, come quei discepoli, stiamo con Gesù, ma non pensiamo come Gesù…
Possiamo parlare di lui e lavorare per lui, ma vivere lontani dal suo cuore…”.
Siamo discepoli quando il pensiero di Gesù diventa il nostro pensiero, quando il Suo cuore diviene il nostro cuore, quando i Suoi sentimenti diventano i nostri sentimenti.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.