Carissimi nel Signore,
per vivere santamente il Giorno del Signore, riascoltiamo come egli si espresse promulgando la Costituzione sulla sacra Liturgia, il 4 dicembre 1963: “Quel tema che è stato prima di tutto affrontato, e che in un certo senso nella Chiesa è preminente, tanto per sua natura che per dignità – vogliamo dire la sacra Liturgia – è arrivato a felice conclusione, e viene oggi da Noi con solenne rito promulgato.
Per questo motivo il Nostro animo esulta di sincera gioia.
In questo fatto ravvisiamo infatti che è stato rispettato il giusto ordine dei valori e dei doveri: in questo modo abbiamo riconosciuto che il posto d’onore va riservato a Dio; che noi come primo dovere siamo tenuti ad innalzare preghiere a Dio; che la sacra Liturgia è la fonte primaria di quel divino scambio nel quale ci viene comunicata la vita di Dio, è la prima scuola del nostro animo, è il primo dono che da noi dev’essere fatto al popolo cristiano”.
Queste ispirate parole ci aiutino a non dimenticare il primato della Liturgia nella nostra vita; che poi è il primato della preghiera e il primato di Dio. E riaffermiamo con convinzione di fede: “Senza la Messa non possiamo vivere”.
Ascoltando, poi, la pagina del vangelo di san Marco, nella quale Gesù rimprovera i Suoi discepoli (“Voi non sapete quello che chiedete”) a motivo della loro ricerca di un primato di onore e mondano tra di loro, leggiamo una breve storia di celebre conversione.
“Siamo nel 1914. La famosa attrice Eve Lavallière, si rifugiò in un traquillo paesino della Turenna, Chaceaux-sur-Choisille.
Un giorno, mentre portava a passeggio i suoi barboncini, incontrò il parroco, Augustin-Désiré Chasteigner.
Dopo il solito scambio di convenevoli, il prete così la apostrofò: Signorina, pensate qualche volta all’inferno?
Il celebre poeta Paul Claudel descrisse poi quel colloquio, rimasto tutto sommato misterioso, che colpì terribilmente la Lavallière; fino al punto di indurla a convocare nello stesso giorno il suo commercialista per vendere tutte le sue proprietà.
Il racconto autobiografico della sua conversione uscirà, in volume, solo dopo la sua morte.
Abbandonò le scene e la vita lussuosa, si costruì una specie di eremo che chiamò Betania e ci visse in penitenza qualche tempo.
Poi partì per le missioni in Africa, dove contrasse la malattia che doveva portarla alla tomba”.
Tanto poté una parola di rimprovero detta con amore.
Non dimentichiamo la grazia della correzione.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.