Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa giornata, nella XI Domenica del Tempo Ordinario.
Rimaniamo in ascolto della parola del Signore, così come ci viene offerta dal vangelo di san Marco: “In quel tempo, Gesù diceva alla folla: Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa”.
Il Signore illustra, per il tramite di alcune parabole, il mistero del regno di Dio, la sua identità e la sua crescita. A questa prima breve parabola, fa seguito subito un’altra. “E’ come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”.
Ecco, pertanto, il mistero, l’identità, la crescita del regno di Dio. In sé stesso è piccolo, non ha apparenza di grandezza. Dio vi opera silenziosamente ma fedelmente, e nulla può opporsi alla sua crescita. La sua forza invincibile è la forza stessa di Dio.
Nel regno di Dio l’uomo fa la sua parte, seminando. Ma la fecondità del seme gettato è in mano al Signore. La visibilità mondana non è la sua caratteristica. Il regno di Dio procede, piuttosto, come una realtà invisibile eppure davvero presente e viva nel cuore degli uomini e nel segreto della storia. Il regno di Dio è anzitutto opera di Dio. Entrare con fede nel mistero del regno di Dio significa assumere nuove priorità, un nuovo modo di pensare, un nuovo modo di guardare e di giudicare.
Non viene prima l’opera umana, ma la grazia di Dio. Non viene prima ciò che è grande, visibile, vincente, forte agli occhi del mondo, ma ciò che è tale agli occhi di Dio e che, spesso, è umanamente piccolo, invisibile, perdente, debole. Nel regno di Dio ciò che conta più di ogni altra cosa sono, l’amore, la preghiera e la santità.
Un testo di san Giovanni Cristostomo ci aiuta nella meditazione:
“Siccome Gesù aveva detto che i tre quarti della semente sarebbero andati perduti,
che una sola parte si sarebbe salvata
e che nella parte restante si sarebbero verificati tanti gravi danni,
i suoi discepoli potevano bene chiedergli:
Ma quali e quanti saranno i fedeli?
Egli allora toglie il loro timore inducendoli alla fede
mediante la parabola del granello di senape
e mostrando loro che la predicazione della buona novella
si diffonderà su tutta la terra […]
Sceglie per questo scopo un’immagine che ben rappresenta tale verità.
Cristo voleva presentare il segno, la prova della loro grandezza.
Così – egli spiega – sarà anche della predicazione della buona novella.
In realtà i discepoli erano i più umili e deboli tra gli uomini, inferiori a tutti;
ma, siccome in loro c’era una grande forza,
la loro predicazione si è diffusa in tutto il mondo”.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.
don Guido