Ascoltiamo la parola di Dio dagli Atti degli Apostoli: “Sentii anche una voce che mi diceva: Coraggio, Pietro, uccidi e mangia! Io dissi: Non sia mai, Signore, perché nulla di profano o di impuro è mai entrato nella mia bocca. Nuovamente la voce dal cielo riprese: Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano”. Pietro racconta quanto gli è accaduto e il motivo per cui è entrato in casa di pagani, mangiando insieme a loro. Dalla narrazione si capisce la fatica di Pietro nel compiere quel gesto. Eppure la voce che viene dall’alto lo convince ad andare in quella direzione, che è buona anche per lui. Gli apostoli, e con loro la prima comunità cristiana, hanno dovuto aderire alla Parola di Dio, anche rinnegando proprie consuetudini e propri convincimenti. Vivere alla sequela del Signore significa rinnovare ogni giorno questa pronta adesione. Non siamo noi a condurre la Parola. È la Parola a condurre noi.
Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore”. Oggi siamo invitati a una contemplazione gioiosa di Gesù Buon Pastore. Consideriamo le parole stesse con le quali Egli illustra la ricchezza di quell’immagine. Anzitutto il Buon Pastore ci conosce. È così bello essere conosciuti dal Signore! Perché la Sua è una conoscenza d’amore infinito che penetra gli abissi del cuore. Egli, poi, ci rivolge la Sua parola, che è parola di verità e di luce per il cammino della vita. Ancora il Buon Pastore dona la vita per noi: Egli è il Crocifisso Risorto che rinnova il sacrificio di salvezza fino alla fine del mondo nella celebrazione eucaristica. Infine, il Buon Pastore ci custodisce con tenerezza tra le proprie braccia, perché sia sicuro il cammino e possa approdare sulle rive dell’eternità. Contempliamo, dunque, e diciamo: “Signore, Tu sei il mio Pastore!”.