Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa Domenica, nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’universo.
Rimaniamo in ascolto della parola di Dio, così come ci viene offerta dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi: “Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potestà e Forza. E’ necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte”.
Nelle parole dell’apostolo troviamo illustrato il senso della regalità di Cristo, risorto da morte e redentore. In ragione della risurrezione, infatti, Egli ora è il Signore del tempo e della storia, la Vita alla quale anela ogni vita, la Verità alla quale è orientata ogni intelligenza, la Via da tutti cercata.
Gesù Cristo è Re in quanto rivelazione definitiva dell’amore di Dio, che salva dal peccato e dalla morte, che vince ogni tenebra di male, che conduce all’intimità della comunione trinitaria. Al fine di assimilare in profondità il senso della regalità di Gesù, trasformiamo la nostra riflessione in preghiera, con l’aiuto di san Paolo VI:
“Tu ci sei necessario, o solo vero maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere e il nostro destino, la via per conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono.
Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità tra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace.
Tu ci sei necessario, grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.
Tu ci sei necessario, o vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e dalla negazione, e per avere certezze che non tradiscono in eterno.
Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l’amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità,
lungo il cammino della nostra vita faticosa, fino all’incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli”.
L’esperienza in Cristo della regalità dell’amore che salva non può che divenire la ragione della vita di ogni discepolo.
Ecco, pertanto, il senso profondo della pagina del vangelo di Matteo che oggi ascoltiamo, quella relativa al giudizio finale: “…ho avuto fame e mi avete dato da mangiare”.
Il cristiano vive la regalità della carità, nella consapevolezza che ogni suo atto di amore è il segno eloquente della presenza del Signore, che tutto ciò che in lui è donazione rende visibile, nel segno, la regalità dell’amore di Cristo che conduce alla vera Vita, annientando l’ultimo nemico, la morte, in ogni sua espressione.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.
don Guido