Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa Domenica.
Nel giorno in cui facciamo memoria della risurrezione di Gesù, non dimentichiamo ciò che afferma Tertulliano: “La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali”.
Rimaniamo, ora, in ascolto della parola del Signore, così come ci viene offerta dalla prima lettera di san Paolo ai Tessalonicesi: “Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte”.
L’apostolo, nelle sue parole, ribadisce una verità che i cristiani di Tessalonica conoscono bene.
Il giorno del Signore, ovvero il ritorno glorioso del Risorto, avverrà in tempi e momenti che non conosciamo. E’ necessario, pertanto, essere pronti e vigilare. La vigilanza di cui parla san Paolo non è l’attesa preoccupata e dettata dalla paura.
Si tratta, piuttosto, di un’attesa vigile e gioiosa dettata dall’amore. Il discepolo di Gesù, infatti, aspetta nella speranza la venuta del Signore, Principio e Fine della storia, quando tutto sarà ricapitolato in Dio, Amore eterno.
La pagina del vangelo di Matteo, riportando la parabola dei talenti, entra nel dettaglio del significato della vigilanza cristiana: “Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni”.
Lasciamoci aiutare, per la meditazione del testo, dal commento di un autore anonimo antico: “Il servo che aveva ricevuto un solo talento ed era andato a scavare una buca nella terra avrebbe dovuto affidare il denaro del suo padrone ai banchieri, per ritirarlo al suo ritorno con gli interessi! La tavola dei banchieri è la Scrittura divina, su cui è posato il pane della parola che nutre le anime, e a cui siedono tutti i cristiani per saziarsi spiritualmente.
Chi affida la sua fede a questa banca, può essere certo di trovarla moltiplicata. Come il denaro infatti, si moltiplica usandolo, lo stesso avviene per la fede in Cristo: se la si conserva passivamente nel proprio cuore, non rimane neppure quella che era, ma diminuisce fino a scomparire.
Se invece la si lavora per mezzo della Scrittura, e si fa in modo che venga continuamente risvegliata da predicazioni assidue e vivificata da opere buone, non solo si moltiplicherà, ma non cesserà mai di crescere per tutta la nostra vita”.
Un’ultima parola, suggerita da un testimone del nostro tempo, viene ad animare la nostra vigilanza nella fede: “La storia cristiana non si fa con i se, ma con i sì”.
Nella misura in cui, ogni giorno, cerchiamo di rispondere al Signore che ci chiama, aderendo alla Sua parola e alla Sua volontà, ecco che viviamo davvero nella vigilanza dell’amore.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.
don Guido