Il messaggio di Cristo, il Messia atteso
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Un testo molto significativo, in relazione al messaggio del Signore quale Messia atteso, è quello presente nel vangelo di san Luca. L’evangelista, infatti, riporta la prima dichiarazione messianica di Gesù, così come risuona sulle sue labbra, nella sinagoga a Nazaret. In quella dichiarazione emerge immediato il riferimento alle parole antiche del profeta Isaia. Riascoltiamola: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19).
L’annuncio è lieto dal momento che, rivelando in Gesù la presenza del Messia atteso, rivela anche il volto del Padre, quale volto ricco di misericordia, soprattutto nei riguardi di tutti coloro che sono nel bisogno e, in specie, dei peccatori. Gesù è il Messia e nella sua parola si rende presente Dio, Padre di amore e di misericordia.
Quando Giovanni Battista, afferrato dal dubbio, invia i suoi discepoli a interrogarlo in merito alla sua identità, il Signore risponde riferendosi ancora al passo biblico di Isaia: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia”.
Gesù fa della misericordia uno dei temi principali della Sua predicazione. Si pensi alla parabola del padre misericordioso, che tutti noi conosciamo più immediatamente come la parabola del figlio prodigo (cf Lc 15, 11-32). Si pensi anche alla parabola del buon samaritano (cf Lc 10, 30-37) e a quella del servo spietato (cf Mt 19, 21-35), alla parabola della pecora smarrita (cf Lc 15, 1-7) e a quella della moneta perduta (cf Lc 15, 8-10).
Alla luce di questi testi evangelici, presenti soprattutto nel vangelo di Luca, chiamato per questo anche “il Vangelo della misericordia”, si può dire che la parola di Gesù in ordine a Dio che si rivolge verso di noi può trovare una sintesi brillante nell’affermazione di san Francesco di Sales: “La nostra miseria è il trono della misericordia di Dio”.
Ascoltiamo, al riguardo, il brano di una lettera, scritta dal beato Columba Marmion a una sua figlia spirituale. Possa essere in noi come un’eco dell’annuncio di Gesù: “Nella sua lettera c’è una frase che mi piace molto perché vi trovo l’origine di una grande gloria per nostro Signore. Lei dice: «Non c’è nulla, assolutamente nulla in me su cui possa fare affidamento, così non cesso di gettarmi con fiducia nel Cuore del mio Signore». E’ quella, figlia mia, la vera via, perché tutto quello che Dio fa per noi è un effetto della sua misericordia (Lc 1, 54.78), che è commossa dalla confessione della nostra miseria: un’anima che vede la propria miseria e che la offre continuamente allo sguardo della misericordia divina dà grande gloria a Dio, poiché gli offre l’occasione di comunicarle la sua bontà. Continui a seguire questa attrazione e si lasci condurre in mezzo alle tenebre della prova verso le nozze con l’Agnello a cui è destinata”.
In Gesù, però, l’annuncio della misericordia non è solo e soprattutto un tema della sua predicazione. E’, infatti, anche e soprattutto una realtà che si rende visibile nel Suo sguardo, nei Suoi gesti, nelle Sue azioni. Chi vede Gesù vede davvero il Padre, potendo contemplarne il volto della misericordia infinita. In particolare è il Crocifisso che svela fino in fondo quanto la stessa vita del Signore ha progressivamente rivelato. Le piaghe di Colui che è stato trafitto sulla croce sono la testimonianza ultima di Dio, Padre “ricco di misericordia” (Ef 2, 4).
Siamo, pertanto, chiamati ad andare ogni giorno alla scuola della misericordia di Dio Una scuola che è fatta di Parola e di Vita, la parola di Gesù e la vita di Gesù, il Vangelo e i Sacramenti, specialmente l’Eucaristia. A questa scuola non solo apprendiamo a vivere nel segno della misericordia, ma ne siamo anche resi capaci, in virtù della trasformazione del cuore che la grazia del Signore risorto opera in noi. “Cristo, nel rivelare l’amore-misericordia di Dio esigeva al tempo stesso dagli uomini che si facessero anche guidare nella loro vita dall’amore e dalla misericordia. Questa esigenza fa parte dell’essenza stessa del messaggio messianico… Il Maestro lo esprime sia per mezzo del comandamento da lui definito «il più grande», sia in forma di benedizione, quando nel Discorso della montagna proclama: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»” (Dives in misericordia, 3).
La misericordia è per tutti noi dono e responsabilità. E’ dono da accogliere nella gratitudine colma di meraviglia. E’ responsabilità da coltivare al fine di rendere testimonianza davanti al mondo della bontà e della bellezza smisurata del volto di Dio in Cristo: “…non si tratta solo di adempiere un comandamento o una esigenza di natura etica, ma anche di soddisfare una condizione di capitale importanza, affinché Dio si possa rivelare nella sua misericordia verso l’uomo… (Ibidem, 3).
Viviamo, dunque, nella e della misericordia del Signore. Testimoniamo con la parola e con la vita la misericordia del Signore. E’ questo il messaggio messianico. E’ questo il lieto annuncio della salvezza.
(testo di riflessione mensile per l’Apostolato della preghiera)