La misericordia rivelata e incarnata in Gesù
A quarant’anni dalla promulgazione della Lettera Enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II, può risultare utile, spiritualmente e pastoralmente, tornare a considerare alcuni contenuti di quell’importante testo del magistero. Non è pensabile, infatti, immaginare un Apostolato della preghiera e una devozione al Cuore di Gesù senza un riferimento chiaro e ispirato al tema della misericordia di Dio.
In realtà non si tratta solo di un tema. La misericordia si presenta a noi, piuttosto, come un attributo di Dio, attributo tanto fondamentale dal momento che ne rivela la natura più profonda, la vita più intima. Dio è Amore, ma nel Suo volgersi verso la storia, dal momento che la storia è segnata dal peccato, quell’Amore assume i tratti dell’Amore di misericordia. Scrive al riguardo sant’Ambrogio: “Il Signore Dio nostro, creò il cielo e non leggo che si sia riposato; creò la terra e non leggo che si sia riposato; creò il sole, la luna, le stelle, e non leggo nemmeno allora che si sia riposato; ma leggo che ha creato l’uomo e che a questo punto si è riposato, avendo un essere a cui rimettere i peccati” (I sei giorni della creazione, 10, 75-76). Ad Ambrogio sembra fare eco san Francesco di Sales, laddove afferma: “Dio ha messo confini all’oceano, ma ha lasciato senza confini la sua misericordia”.
Proprio perché veniamo da essa condotti al cuore del mistero di Dio, la misericordia non può essere da noi conosciuta per via di solo ragionamento, ma ha assoluto bisogno di una rivelazione da parte del Signore, che ci metta a parte di ciò che più propriamente gli appartiene. Ecco il motivo per cui bisogna affermare che il volto autentico e definitivo del Padre è stato rivelato a noi in Cristo. Solo in Lui si è resa presente al mondo e all’uomo la bellezza sorprendente di Colui che è ricco di misericordia infinita.
In virtù di questa rivelazione l’uomo è portato anche a una nuova e più profonda conoscenza di se stesso e del mistero della sua esistenza. Nello specchio luminosissimo del Padre misericordioso egli scopre con più grande verità la realtà del proprio peccato e, al contempo, la sua intima identità di salvato da un perdono senza misura, reclamato da sempre per mezzo di uno straziante grido del cuore. Se l’uomo è miseria, Dio è misericordia. E se l’uomo, dall’abisso della sua miseria, invoca salvezza, Dio, abisso di misericordia, è la risposta attesa e sovrabbondante a quell’anelito che attraversa tutta la storia.
Dio, pertanto, nel Suo Figlio Gesù, si presenta come il vero Amico dell’uomo, fedele Alleato della sua vocazione alla pace e alla gioia, pienezza di significato della propria umanità altrimenti sempre drammaticamente incompiuta. Sostare in preghiera davanti al Cuore del Signore Gesù è l’occasione di grazia nella quale ci sentiamo toccati da quella divina amicizia, abbracciati da quell’eterna alleanza, illuminati da quella pienezza di vita. Sostare in preghiera davanti al Cuore di Gesù, in altri termini, significa fare esperienza di salvezza nella misericordia infinita del Padre che è nei cieli.
Se in Cristo il Padre si è rivelato come Dio ricco di misericordia, è anche vero che Cristo stesso è la misericordia. “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14, 8), risponde Gesù a Filippo che lo interroga esprimendo il desiderio di vedere il Padre. Egli, infatti, non soltanto parla della misericordia e la illustra con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto “la incarna e la personifica. Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia” (Dives in misericordia, 2). Sostare davanti al Cuore di Gesù, allora, non porta soltanto ad accogliere una rivelazione di cui quel Cuore si fa tramite, ma significa anche contemplare la divina misericordia fatta carne, resa visibile, divenuta comprensibile al cuore umano.
San Bernardo, a proposito del mistero dell’incarnazione, afferma che il “Verbo si è abbreviato”. Con questa bella immagine il Santo vuole introdurre alla considerazione della Parola eterna di Dio che si è resa parola intellegibile all’uomo, della condiscendenza con la quale Dio ha voluto entrare in relazione dialogica con l’umanità. Così è anche per il Cuore di Gesù, in certo senso “Misericordia abbreviata”, perché capace di essere intesa, sperimentata e gustata da ciascuno di noi.
Può essere interessante ricordare quanto racconta Possidio, un autore cristiano dell’epoca patristica. Egli riferisce che sant’Agostino, a cui il Salmo 31 era particolarmente caro, fatta trascrivere una copia del testo, l’aveva affissa al muro della sua camera, davanti al suo letto. La leggeva tra le lacrime e vi trovava grande pace e conforto, soprattutto durante gli ultimi giorni della sua vita. Quel testo gli rinnovava sempre la certezza che la misericordia di Dio è sempre superiore alla nostra colpa: “Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato. Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto”.
Nell’esperienza spirituale del grande Vescovo di Ippona ritroviamo l’invocazione del cuore umano, che riconosce la propria miseria, e la risposta da parte di Dio, che tutto avvolge nella sua infinita misericordia. Forse anche noi, come Agostino, dovremmo tenere davanti agli occhi le parole della misericordia. E lo potremmo fare rivolgendo spesso lo sguardo all’immagine del Cuore di Gesù che, di quella misericordia, è insieme rivelazione e incarnazione, la parola ultima e definitiva.
(testo di riflessione mensile per l’Apostolato della preghiera)