Carissimi nel Signore,
auguri per una serena e santa Domenica!
Rimaniamo in ascolto della parola di Dio, offerta a noi nella lettera di san Paolo ai Filippesi: “Fratelli, Cristo sia glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno”.
Ancora una volta, nelle parole dell’apostolo, ci è dato di intuire la passione di amore per Gesù che caratterizza la sua vita e il suo ministero.
Oggi, però, queste parole sono da ascoltare anche mettendole in relazione a quanto afferma il profeta Isaia e a quanto è narrato nella pagina del vangelo di Matteo.
Dice Dio per bocca dell’antico profeta: “Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”.
Il testo evangelico riporta la parabola dei lavoratori nella vigna. Imprevedibilmente, al termine del racconto, coloro che sono entrati a lavorare nella vigna alla prima ora ricevono la stessa somma di denaro ricevuta da quelli dell’ultima ora. Come nella parola profetica, anche in quella evangelica il pensiero di Dio si presenta differente dal nostro.
Tornando ora al testo paolino, “morire” significa anche distaccarsi dal proprio modo di pensare, per accogliere il pensiero del Signore nella nostra vita; abbandonare i propri punti di vista e progetti, per assumere con gioia quelli del Signore; fidarsi della parola donata da Dio, giudicando alla luce di essa ogni altra parola umana.
In positivo e di conseguenza, “vivere” ha un nome: Cristo. Per questo il Suo pensiero diviene il nostro, la Sua vita diviene la nostra, la Sua sapienza illumina la nostra mente e il Suo amore anima il nostro cuore.
Noi, come l’apostolo, desideriamo con ardore abbandonare l’uomo vecchio che è in noi e che pretende di edificare la vita sul proprio giudizio,
per fare spazio all’uomo nuovo, abitato a trasformato dalla grazia, per vivere nella parola e nel giudizio del Signore.
Sempre scrivendo ai Filippesi, Paolo aggiunge: “Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo”. Ecco illustrata la conseguenza di quel nuovo “vivere” in Cristo, derivante dal morire al mondo: una vita secondo il Vangelo.
Preghiamo perché, appassionati a Gesù, possiamo vivere in modo degno del Suo vangelo. Senza tardare!
Prolunghiamo così la meditazione con l’aiuto di sant’Agostino:
“Tu, quando sei chiamato, va’. Sei chiamato a mezzogiorno?
Va’ a quell’ora. È vero che il padrone ti ha promesso un ‘denaro’ anche se vai nella vigna all’ultima ora, ma nessuno ti ha promesso se vivrai fino alla prima ora del pomeriggio.
Non dico fino all’ultima ora del giorno ma fino alla prima ora dopo mezzogiorno.
Perché dunque ritardi a seguire chi ti chiama, mentre sei sicuro del compenso ma incerto del giorno?
Bada di non togliere a te stesso, a causa del tuo differire, ciò ch’egli ti darà in base alla sua promessa”.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.
don Guido