Articolo per rivista della Casa per anziani di Mombaruzzo
(Suore della Neve)
Aprendo il libro della Sacra Scrittura, ci si accorge che la parola di Dio aiuta a entrare con singolare sapienza e delicatezza in quella stagione della vita che si è soliti designare come “terza età”, orientando al contempo lo stile dell’assistenza che si è chiamati a prestarle. Il libro del Levitico sembra fare sintesi di una tale sapienza, quando esorta: “Alzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio e temi il tuo Dio”.
I tre verbi usati dall’autore ispirato danno voce al comandamento del Signore e offrono una panoramica suggestiva in merito a che cosa possa significare, nella concretezza della quotidianità, assistere la persona anziana alla luce della parola di Dio.
“Alzati davanti a chi ha i capelli bianchi”
Il gesto di alzarsi è tipico di chi si pone davanti all’altro in atteggiamento di riverenza, rispetto e venerazione. La persona anziana richiede un tale atteggiamento, che trova poi espressione molteplice nella parola buona e delicata, nello sguardo paziente e comprensivo, nell’ascolto attento e interessato, nel sorriso accogliente e sereno.
Alzarsi non è solo l’atto di mettersi fisicamente in piedi, quanto piuttosto e prima ancora la condizione interiore di gratitudine e ammirazione che si coltiva nel cuore per coloro che custodiscono l’esperienza degli anni, il peso e le fatiche di una vita, la saggezza accumulata nel tempo e che è tesoro prezioso per tutti.
Assistere la persona anziana alla luce della parola di Dio, pertanto, deve tradursi in simpatia e stima, partecipando alla simpatia e stima con le quali il Signore stesso si rivolge a chi ha i capelli bianchi.
“Onora la persona del vecchio”
Onorare l’anziano significa mettersi al suo servizio, cercando di scoprire con amore sempre rinnovato di che cosa effettivamente ha bisogno. Spesso si pensa che il servizio possa esaurirsi nell’attenzione alle necessità fisiche della persona. In verità ciò che rende serena e piena la vita di chi è avanti negli anni è anche la sua possibilità di contribuire, in forme a lui adatte, al bene del prossimo, la dedizione a quelle attività che rientrano ancora nelle sue possibilità, l’opportunità di dare più tempo al silenzio, alla riflessione e alla preghiera al fine di affrontare con fede grande l’ultimo tratto della vita e orientarsi con serenità all’incontro con il Signore.
Onorare, dunque, richiede un’attenzione ampia e integrale alla persona anziana, considerata nelle sue diverse componenti: fisiche, spirituali, morali, affettive. E dedicarsi all’assistenza di un anziano comporta la fatica, gratificante e bella, di aprire il cuore al complessivo bisogno di un fratello e di una sorella che hanno ancora tanto da offrire alla comunità.
“Temi il tuo Dio”
Ci si potrebbe chiedere il motivo per cui, concludendo l’esortazione a proposito del modo di relazionarsi con la persona anziana, il testo sacro inviti al timore di Dio. Come si sa, il timore biblico non si identifica con la paura come siamo abituati a considerarla. E’ piuttosto un aspetto dell’amore che teme di non vivere in sintonia con la persona amata. Così il timore di Dio è espressione dell’amore della persona di fede che teme di non essere in piena armonia con la volontà di Dio. E si impegna in ogni modo per corrispondere alla sua parola.
In riferimento alla persona anziana, di conseguenza, il richiamo al timore di Dio diviene invito a ricordare che l’onore che si deve all’anziano corrisponde al volere del Signore; anche perché ciò che viene fatto all’anziano è da considerarsi come fatto al Signore stesso.
Assistere la persona anziana, pertanto, si arricchisce di un elemento di fede molto significativo: in quel volto segnato dagli anni, in quegli occhi che custodiscono il fluire del tempo, in quel corpo appesantito dalla vita è dato di contemplare il volto di Dio che chiede cura e custodia, premura e amore. Assistere l’anziano è, dunque, vivere nel timore di Dio.
Il salmo 92, riguardo alla terza età, afferma: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi”. Una tale possibilità, che l’autore sacro canta nella sua preghiera, diviene realtà nella persona anziana, anche in virtù di chi assiste il fratello e la sorella in questa particolare stagione della vita. Assistere l’anziano, quindi, è una splendida vocazione a servizio di una vita che, se pure al tramonto, è chiamata a dare ancora tanti frutti: i frutti peculiari del tramonto. Ed è bello poter vedere la persona anziana vegeta e rigogliosa perché l’amore di chi gli sta accanto ha reso possibile ancora una volta una nuova fioritura.