Io sono la porta
Suore Ravasco
Introduzione
Adorazione
Canto
Mistero del Rosario: 1° gaudioso
Lettura del testo
Meditazione
Annotazione preliminare
- Al v. 6 Giovanni definisce il racconto di Gesù una “similitudine”. Si potrebbe intendere una parabola, un’allegoria. Meglio dire che siamo davanti a un “quadro simbolico”, una scena familiare, tipica della vita pastorale che, tuttavia, non viene compresa dall’uditorio (“…ma essi non capirono…” v. 6).
- Il quadro è costruito a forma di avvolgimento. All’inizio e alla fine vengono menzionati coloro che agiscono in modo malvagio nei confronti delle pecore (ladri, briganti, estranei). Al centro, per contrasto, appare il pastore in intima relazione con le sue pecore. Il mosaico di Cristo buon pastore a Ravenna, nel mausoleo di Galla Placidia.
Il contrasto serve per mettere in evidenza la rivelazione che riguarda il vero pastore e la sua relazione con le pecore. - Il v. 7 (…disse loro di nuovo: “In verità…) non indica un ritorno all’indietro, una ripetizione, ma un ampliamento e un approfondimento del tema trattato.
Ripercorriamo il racconto o quadro simbolico
Si parla di un recinto o cortile probabilmente circondato da un muretto (ecco il motivo della porta e della scalata del ladro). In questo ambiente, durante la notte, vengono custodite le pecore da un guardiano. Le pecore appartengono a diversi pastori e il pastore protagonista porta fuori le sue. E’ il guardiano che al mattino apre la porta ai vari padroni che vengono a prendere le loro pecore per portarle al pascolo.
Il pastore arriva al mattino, bussa alla porta e si fa riconoscere dal guardiano che gli apre. Le sue pecore hanno già riconosciuto la sua voce e cominciano a muoversi. Ma tutto deve compiersi con ordine perché il recinto è pieno di animali. Così il pastore chiama le sue pecore per nome (prassi antichissima), perché le conosce bene e non le confonde con le altre. Tocca al pastore farle uscire, condurle fuori. Finalmente comincia la marcia. Il pastore cammina davanti, le pecore lo seguono. Ma non si parla di pascolo quanto di marcia.
A questa scena si contrappone l’altra: quella del ladro che non può passare dalla porta perché c’è il guardiano. E allora sale dalla scaletta per salire sul muro di cinta. Non è difficile la scalata, ma il farsi seguire dalle pecore che non riconoscono la voce e lo sfuggono.
Il richiamo profetico
E’ chiaro il richiamo al profeta Ezechiele, soprattutto al capitolo 34 (“Dio farà sorgere un pastore fedele”).
“Vi nutrite di latte,, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge” (v. 3).
“Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia” (v. 16).
Analisi di alcuni dettagli del testo
- “recinto delle pecore” (v. 1)
Il termine designa un cortile, un’area adiacente un edificio. In genere nella Bibbia viene usato per indicare l’area antistante la Tenda del Convegno o il Tempio (cfr. Esodo 27). Lì si radunavano gli Israeliti. Gesù li fa uscire da quel luogo dai limiti del giudaismo.
C’è anche un richiamo più ampio all’uscita dall’Egitto, anche perché più avanti vi sarà l’immagine del pastore che cammina davanti al gregge, Dio che cammina innanzi al suo popolo. - “io sono la porta delle pecore” (v. 7)
Una delle porte del Tempio si chiamava “porta delle pecore”. Gesù pensa a questa porta orientale attraverso la quale i Giudei entrano nel cortile del Tempio per incontrare il loro Pastore Supremo.
Nel dire “io sono la parta delle pecore” Gesù fa due affermazioni fortissime: sottolinea la propria messianicità e la propria divinità. In effetti di questo si tratta soprattutto in questo racconto: la rivelazione del volto di Gesù. - “le conduce fuori…cammina davanti a esse” (v. 3-4)
Non ci si sofferma molto sul pascolo ma sul cammino. Non si specifica la meta. L’importanza dei due verbi “conoscere” e “seguire”. Si adombra la figura del discepolo e la vita della Chiesa. Il recinto è la voce del pastore. - “entrerà e uscirà e troverà pascolo” (v. 9)
Entrare e uscire, nella cultura orientale, è un’espressione che indica tutta la vita, dall’ingresso in questo mondo con la nascita all’uscita con la morte. In Cristo noi conduciamo tutta la nostra esistenza.
Un gioco di parole tra pascolo (nome) e legge (nomos). - “Il ladro non viene se non per rubare” (v. 10)
Il ladro ruba la vita. Ecco perché è messo in relazione negativa con la promessa di una vita abbondante.
Tempo di silenzio
Preghiera con i Salmi 23 e 99
Dalla Parola alle parole da portare nel cuore
- Gesù è la Porta. E’ necessario passare attraverso di Lui: entrare nella Sua vita.
- Coloro che rubano la vita in abbondanza: non lasciamoci rubare la vita.
- Il Bambino di Betlemme è la Porta. Vivere il Natale. Dio è Tutto per ciascuno (chiama per nome)