Istituto Ravasco
Introduzione alla Lettura
Le lettere dalla prigionia
La città e la comunità di Corinto
La lettera ai Romani nasce qui. Paolo quasi certamente scrive da Corinto. Siamo intorno all’anno 58. Corinto è la città che Paolo ama di più, perché interessante, dinamica e complessa.
Il cristianesimo ha assorbito a Corinto tutte le tensioni della città: il cosmo di Corinto è presente nel microcosmo della comunità.
- Corinto è certamente presente nella lettera nei capitoli finali (15 e 16): troviamo una lista di cristiani che scambiano i saluti con persone invece residenti a Roma. Ad esempio “Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto”. Erasto, noto nella I lettera ai Corinti, era l’assessore alle finanze a Corinto e ora passato al cristianesimo.
- Paolo, poi, nel capitolo 15, guarda a Roma da Corinto facendo progetti di viaggio, con sentimenti di grande rispetto e di grande timore.
La città di Roma
Nel capitolo 16 troviamo 26 nomi.
Altrettante persone che Paolo già conosce a Roma. Hanno prevalentemente nome greco o latino; quindi sono pagani. Pur essendoci anche ebrei, la comunità forse è prevalentemente pagana.
Interessanti sono 6 nomi: Prisca e Aquila, Andronico e Giunia, Filologo e Giulia. Sono coppie, famiglie. Le famiglie erano la radice della futura generazione cristiana e, allo stesso tempo, il santuario del ritrovarsi per il banchetto fraterno, per la preghiera, per la celebrazione eucaristica.
Le parole fondamentali
Si tratta di sette parole, sigle fondamentali della lettera, categorie essenziali per capirla.
Le quattro parole positive
CHARIS
Nel suo significato originario fa riferimento al fascino, a qualche cosa che risplende. Richiama la luce e l’esplosione della luce.
In sintesi: In principio c’era l’Amore.
Charis è soprattutto il donarsi di Dio; è Lui che squarcia il silenzio.
PISTIS
E’ la fede, la fiducia, Indica il fidarsi di qualcuno.
In sintesi: Braccia del cuore aperte.
Le braccia del cuore umano si aprano ad accogliere il dono, l’amore di Dio.
PNEUMA
Indica insieme il vento e lo spirito. E’ il ponte che mette in comunicazione l’Amore di Dio e il cuore umano.
In sintesi: Noi abbiamo il respiro di Dio.
Il respiro che abbiamo noi, la nostra vita interiore, è lo stesso respiro di Dio.
DIKAIOSUNE
E’ tradotto come giustizia.
Ma nel linguaggio paolino è l’amore che salva, che rende giusti, che trasforma. La giustizia è la qualità dell’uomo ormai trasformato.
In sintesi: La creatura nuova è salvata
Le tre parole negative
SARX
Si tratta della carne non solo nel senso di debolezza, come viene intesa in San Giovanni. Qui più spesso è usata per indicare un terreno cattivo su cui germogliano piante cattive. E’ un principio dinamico e interiore di vita non buona.
In sintesi: E’ come se fosse un terreno fecondo di zizzania.
AMARTIA
Il sostantivo indica una freccia che manca il bersaglio. E’, dunque, l’atto che sottolinea il mancare nel segno.
In sintesi: La zizzania è verdeggiante e soffocante.
Il peccato è un’azione violenta che sta combattendo la sua battaglia nel cuore dell’uomo.
NOMOS
E’ la legge, ma non la santa legge biblica. Paolo condanna chi si illude di comprare la grazia con la sua propria forza.
In sintesi: Dalle sabbie mobili non si può uscire da soli.
Ci vuole una mano che sollevi; ed è la Charis di Dio
Lectio divina
Lettura del testo e silenzio
APPROFONDIMENTO DELLA LETTURA
Con i versetti 8-10, Paolo riprende quanto già detto al capitolo 12, soprattutto quando ha cominciato a descrivere l’amore cristiano: non si tratta di giocare un ruolo come gli attori a teatro, ma di lasciarsi permeare interiormente dalla vita di Gesù e dalla sua totale donazione.
Il legame liberante dell’amore
All’interrogativo su come comportarsi di fronte al male, la risposta di Paolo è: “La carità non fa alcun male al prossimo”. Poi precisa: “Non siate debitori di nulla a nessuno, se non di un amore vicendevole”.
L’amore può essere un debito? Vivere nella fede significa anche farsi guidare unicamente dall’amore. L’amore, dunque, è un debito da assolvere, che però si fonda sulla fede, sull’accoglienza del dono di Dio. L’amicizia lega. Così è l’amore di Dio che ci lega al Suo amore.
Il contenuto dell’amore è dato dal dono che ci ha raggiunto. Siamo amati e dal nostro cuore trabocca l’amore stesso di Dio che si riversa sugli altri.
In tal modo la legge raggiunge il suo scopo vero.
Profondità del comandamento
“Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
- Può significare elevare l’altro alla stessa dignità di se stessi, avendo per l’altro la stessa attenzione.
- Indica anche una comunanza in umanità: il prossimo è parte di te stesso, siamo membra gli uni degli altri: non dare attenzione all’altro è non darla a se stessi.
- C’è però anche un’interpretazione cristologica: l’amore di Cristo diviene il nostro. Non ha tenuto nulla per sé, ma ha donato tutto, si è spogliato. Il discepolo è “alter Christus”. E’ una pienezza verso la quale si è incamminati.
“Pienezza della Legge infatti è la carità”.
Sant’Agostino arriva a dire: “Ama e fa’ ciò che vuoi”. Non significa vivere nella libertà svincolata dalla legge, ma vivere la vera legge. Non si deve perdere tempo in altro: amare è tutto.
Paolo elenca alcune azioni che vanno abbandonate: “non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non litigi e gelosie”.
Nel rapporto con se stessi e con gli altri l’amore è la legge della vita nuova in Cristo.
La lettera ai Romani e sant’Agostino
Confessioni 12, 28