Introduzione al vangelo di san Matteo
Suore Ravasco
Il tema centrale della narrazione
E’ probabile che Matteo abbia scritto il suo Vangelo tra il 70 e l’80 d.C. Dopo san Marco.
Come l’evangelista Marco, così anche Matteo vuole raccontare la storia di Gesù, Figlio di Dio. Per farlo, procede dalla nascita fino alla risurrezione, ritmando la narrazione con l’insegnamento, le azioni prodigiose, la passione del Signore.
Un confronto, però, con il vangelo di Marco, mette in luce un ampliamento del quadro biografico, sotto tre diversi aspetti:
- Marco iniziava con il racconto dell’attività di Giovanni Battista; Matteo ci informa anche sulla nascita e la prima infanzia di Gesù.
- Marco conclude con la scoperta della tomba vuota e la paura delle donne; Matteo, invece, racconta anche le apparizioni del Risorto a Gerusalemme e in Galilea.
- Marco ricorda che Gesù insegnava; Matteo riferisce anche il contenuto dell’insegnamento in 5 grandi discorsi
Le grandi sinfonie sono impostate su temi che vengono sviluppati nei successivi movimenti dell’opera. Allo stesso modo Matteo è percorso da un tema unico, sviluppato in movimenti successivi.
Matteo realizza questo attraverso le cosiddette “citazioni di compimento”. La prima è quella dell’annunciazione (1, 22-23): “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio; a lui sarà dato il nome di Emmanuele”, che significa Dio con noi”. L’ultima è quella della conclusiva istruzione del Risorto ai discepoli (28, 20): “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Il tema della narrazione di Matteo è, dunque, l’essere con noi di Gesù. L’evangelista vuole mostrare questo attraverso il racconto della vicenda umana di Gesù: questo è il Dio d’Israele.
Alcune caratteristiche del vangelo di Matteo
1. Intenzione didattica
- Matteo dona unità letteraria a raccolte di sentenze e insegnamenti diversi collegandoli insieme mediante “parole gancio” (es. piccoli-bambini 18, 3-4).
- Usa alcune frasi o formule fisse “fuori nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti” (6 volte)
- Ama ripetere i sommari (4, 23)
- Predilige parallelismi (7, 24-27: la casa sulla roccia)
- Sistematizza il materiale: i 5 grandi discorsi (della montagna, missionario, parabolico, ecclesiale, escatologico)
- Dispone le sentenze in gruppi di tre o sette per facilitare la memorizzazione o richiamare l’attenzione sulla valenza simbolica del numero:
- 3 tentazioni di Gesù, le preghiere di Gesù al Getsemani, i rinnegamenti di Pietro
- 7 nella genealogia (a blocchi), le richieste del Pater, le parabole, i guai e le invettive, sette pani e sette ceste avanzati, settanta volte sette il perdono, sette mariti per la risurrezione con i sadducei
2. Familiarità con l’ambiente giudaico
- Matteo usa termini e modi di dire semiti: regno dei cieli (32 volte); la legge e i profeti; casa d’Israele; un solo iota o trattino della legge; carne e sangue; legare e sciogliere;
- Si riferisce a usi e costumi tipici dell’ambiente giudaico: lavarsi le mani prima di mangiare; il mantello con i filatteri.
E’ un vangelo scritto per i giudei. Ecco anche il perché del “compimento”.
La struttura del vangelo di Matteo
- Il basamento
I primi 4 capitoli: genealogia e annunciazione; i Magi ed Erode; Giovanni Battista e il Battesimo di Gesù; le tentazioni e l’inizio della missione con l’invito alla conversione. - Le colonne
I 5 grandi discorsi - Il culmine
Il capitolo finale (28): la tomba vuota, le apparizioni del Risorto, le istruzioni missionarie ai discepoli
Lectio divina
Lettura del testo
- La comunità per la quale Matteo scrive si trova in un momento di grande espansione: molti pagani hanno accolto l’annuncio del vangelo al di là di ogni aspettativa. Come contraccolpo negativo è da registrare l’incredulità degli Israeliti e, all’interno della comunità cristiana, si profila la prima tiepidezza spirituale.
Matteo propone questa parabola per orientare la vita della comunità cristiana, tenendo presente la realtà nella quale vive. - La parabola è conosciuta anche come la parabola della cena. E’ preceduta immediatamente da quella dei vignaioli omicidi: i fittavoli hanno rifiutato di consegnare al legittimo proprietario i proventi della vigna, giungendo al punto di uccidere il figlio del padrone (21, 33-44). E’ evidente la polemica contro il mondo giudaico che ha rifiutato di accogliere Gesù.
- In questo contesto si colloca la nostra parabola. Vi è una introduzione (1), una conclusione (14), con due quadri paralleli e opposti.
Nel primo quadro (2-7) un re prepara un banchetto per le nozze del figlio e manda i servi a chiamare gli invitati, ma come risposta ha un rifiuto. Altri servi sono inviati indicando l’urgenza della partecipazione, ma ne segue un secondo rifiuto, aggravato dal disinteresse per il banchetto e un implicito disprezzo per il re, del quale uccidono i servi. La conseguenza è un duro intervento del re che uccide gli assassini e distrugge la loro città.
Nel secondo quadro (8-13) lo scacco subito non blocca il re, che ordina ai servi di invitare chiunque trovino per le strade. In breve tempo la sala si riempie. A questo punto avviene un fatto tragico: un invitato, sprovvisto dell’abito nuziale, è escluso dal banchetto. - Il punto decisivo sta nell’accoglienza o meno dell’invito. La parabola registra vistosi contrasti tra i due quadri:
*i primi erano già stati invitati e i servi li sollecitano; i secondi ricevono un invito a sorpresa e inaspettato
*i primi godono di una certa agiatezza; i secondi si trovano ai crocicchi delle strade, disoccupati, in attesa di reclutamento
*i primi vengono sollecitati due volte; i secondi accolgono subito l’invito
*i primi sono totalmente esclusi; i secondi, tranne uno, sono accolti
Approfondimento del testo
Israele rifiuta l’invito di Dio
- Il gesto di invito del re è di attenzione, un riconoscimento della loro dignità. Se il re è onorato di invitare, anche gli invitati dovrebbero sentirsi onorati. Contrariamente a ogni logica, invece, rifiutano l’invito con un comportamento scortese e offensivo.
- Il re non si arrende e invia nuovi messaggeri. La descrizione minuziosa dei dettagli (“ho preparato il mio pranzo…”) rivela il desiderio rinnovato che il re ha di avere con sé gli invitati. Ma il rifiuto si rinnova in forma ancora più grave.
- Il comportamento del re diviene molto duro.
L’evangelista, come nella parabola dei vignaioli omicidi, ha sintetizzato la storia della salvezza e il suo apparente fallimento: Dio (il re) per mezzo dei profeti (i servi) ha sollecitato il suo popolo (gli invitati) a prendere parte all’alleanza (il banchetto) ma non ha ottenuto che rifiuti. Ha riprovato con altri profeti, ma la situazione è peggiorata. L’incendio della città e la morte degli invitati è una trasparente allusione alla distruzione del tempio di Gerusalemme a opera dei Romani (70 d.C.).
La fase di Israele si chiude, ma la storia continua. La festa non è cancellata e l’invito passa ad altri. Dio non si arrende davanti al rifiuto, il progetto di Dio non può essere bloccato dall’uomo, anche se tale progetto può subire variazioni a motivo della non collaborazione dell’uomo.
I nuovi invitati e il colpo di scena finale
- L’evangelista precisa che vengono inviati buoni e cattivi; l’invito è universale. Senza merito, questi si trovano in situazione di onore.
Anche qui vi è una lettura della storia della salvezza. Il vangelo è annunziato ai pagani (vedi Atti degli Apostoli). - La mancanza dell’abito nuziale rimanda alla situazione che si vive nella comunità cristiana: alcuni sono tiepidi, hanno preso con leggerezza gli impegni del battesimo.
I testi che testimoniano questa situazione:
*Ebrei: “Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare”
*San Paolo ai Corinzi: le divisioni all’interno della comunità (io di Paolo e io di Apollo)
*L’apocalisse e il rimprovero alle sette Chiese
*La prima lettera di Giovanni e la presenza degli anticristi nella comunità - L’abito nuziale è tema tipico della Scrittura. Ne parla già Isaia, poi l’Apocalisse e poi ancora Paolo. L’abito è il modo nuovo di essere per chi ha incontrato Gesù: Gesù è l’abito nuziale.
Attualizzazione
- Nulla può fermare il piano di Dio: la sua provvidenza d’amore trova sempre nuove vie di realizzazione, anche attraverso il peccato degli uomini. Questo vale per la storia collettiva e individuale.
- Il dramma del peccato, come riposta negativa alla chiamata di Dio
- La gratuità della chiamata: siamo stati amati per primi. La nostra è una risposta all’Amore.
- Il pericolo della tiepidezza spirituale, della mediocrità
- L’abito nuziale da conservare intatto