La preghiera è la regina della nostra vita?
Incontro con i frati minori della terra santa
Fratta Todina
1. La questione è vitale per due motivi
Una questione di vita personale.
Una questione di fecondità per il nostro operare.
- “Sine Te non possumus”: Senza di Te non possiamo esistere.
Se non ha senso la vita senza di Lui allora dobbiamo dare alla preghiera il posto che le compete.
Quanto vale per ogni uomo, per il cristiano, vale ancora di più per la persona consacrata: Lui ci ha chiamato, per Lui abbiamo lasciato tutto, per Lui diamo la vita…E il nostro rapporto con Lui? “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco; di te ha sete l’anima mia. Come terra deserta, arida senz’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio” (salmo 62). - Una bella annotazione nel libro degli Atti degli Apostoli, a proposito di Paolo: “Ecco sta pregando” (At 9, 11). Come a dire: prega e se prega tutto è possibile. “Nemo dat quod non habet”. La preghiera è il primo apostolato.
2. Alcune obiezioni possibili, anche non consapevoli
- “Ho troppo da fare, quindi ho poco tempo per pregare”.
Qualcuno ha scritto: “Oggi ho molto da fare, dunque pregherò almeno quattro ore”.
E ancora: “Se ho molto da fare, devo pregare di più”.
Ci lamentiamo per la scarsità del tempo. Ma è scarsità di tempo o scarsità di amore? Si può pensare a due innamorati che non trovano il tempo per incontrarsi?
Se la preghiera è un fatto di amore, deve essere sotto il segno della gratuità: allora dobbiamo buttare via, quasi sprecare la nostra vita per gridare che “il Signore è il Signore!”.
E tutto questo ci farà toccare con mano quanto sia vero che il tempo dato a Dio è tempo che ci viene ridonato in abbondanza: perché ho in me la forza di Dio.
Anche la quantità del tempo donato è questione di amore. - “La preghiera è un alibi alla mancanza di un’azione coraggiosa. Meglio agire che pregare”.
Della cultura dell’efficentismo siamo figli anche noi. Il Medio Evo si chiedeva il perché; il Rinascimento il come; il mondo moderno il quanto.
Il momento della preghiera non è evasione, ma invasione di Dio nella mia vita. E il tempo della preghiera è quello in cui lasciamo entrare il Signore e ci lasciamo trasformare in lui: “Io e non più io” (Benedetto XVI).
Due espressioni belle e vere: “E’ per la preghiera dei cristiani che il mondo sta in piedi” (Aristide l’Apologeta); “L’uomo che prega ha le mani sul timone della storia” (San Giovanni Crisostomo). Solo a partire d qui si ripara la Casa di Dio.
Perché questo? E’ solo a partire dalla preghiera che diventiamo capaci di cambiare il mondo secondo Dio; solo dalla contemplazione nasce l’azione efficace. Solo la nostra trasformazione in Dio consente a Dio di entrare nella storia. Il vero missionario è sempre un grande contemplativo. La Chiesa la si ripara a partire da qui.
ALLA SCUOLA DELLA TRADIZIONE
Traggo i pensieri che trasmetto da alcuni grandi maestri di vita spirituale e di orazione.
Cominciamo con sant’Agostino. Commentando il Salmo 119, così egli si esprime: <>. E ancora, sempre sant’Agostino: <>. Il grande vescovo di Ippona ci dice, quindi, che la preghiera è anzitutto uno slancio del cuore. Verrà poi anche il resto, ma prima è da sottolineare, nella preghiera, quell’attenzione a Dio che viene dal cuore.
San Girolamo si esprime così: <<Preghi? Sei tu che parli allo sposo. Leggi? È lo sposo che parla a te>>. Sappiamo tutti che Girolamo ha trascorso gran parte della sua vita scrutando, approfondendo, studiando il libro delle scritture. Per nessuno di noi la Bibbia è soltanto un libro; ma per pochi come per Girolamo la Bibbia è stata realmente Qualcuno. È molto interessante, andando in Terra Santa, visitare la grotta dove Girolamo ha vissuto per lungo tempo. Aveva scelto una grotta adiacente a quella della Natività, per ricordarsi che quel libro che andava studiando non era altro che il Signore fatto carne per noi.
Evagrio Pontico ha scritto un trattato sulla preghiera molto grazioso, diviso in 153 piccoli capitoli. <>. La preghiera non è il dedicare qualcosa di superfluo al Signore, uno scarto del nostro tempo, dei nostri interessi, delle nostre occupazioni; la preghiera è dedicare le primizie del nostro tempo, dei questi nostri interessi, delle nostre occupazioni a Dio.
Un autore antico, originario della Siria e vissuto secolo IX: si chiama Joseph Busnaya. Monaco in Siria, il suo direttorio monastico dà molte interessanti indicazioni sul tema della preghiera. Ne raccolgo una tra le molte: <>.
Il tema del ricordo di Dio è un tema tipico dell’Oriente cristiano basti: pensare a tutta la tradizione monastica orientale che ha trovato una voce particolarmente espressiva nell’insegnamento di Cassiano. Il grande tema del ricordo di Dio è stato anche approfondito anche da Charles de Foucault che, con una felice formula, dice: “pregare è pensare a Dio amandolo”.
Bernardo di Chiaravalle. Egli ha moltissime annotazioni in tema di preghiera. Ne raccolgo solo due che si richiamano a vicenda. “I tuoi desideri” dice Bernardo, “gridino a Dio”. E poi: “La preghiera è una pia tensione del cuore verso Dio”.
E’ sottolineato il tema del desiderio, un tema profondamente biblico. Già nel libro del profeta Daniele al capitolo 9, si parla dell’uomo dei desideri. Poi pensiamo ai salmi, ad esempio il Salmo 38: “Davanti a te è ogni mio desiderio”.
Il desiderio è anche un tema caro ai padri: pensiamo per esempio a sant’Agostino, a san Bernardo e san Gregorio Magno. Agostino dirà che esiste un vero e proprio parto del desiderio. Con questa affermazione il vescovo di Ippona vuol dire che il desiderio crea nel cuore dell’uomo uno spazio per accogliere il Signore che viene. Questo tema è stato caro anche ai santi: ricordiamo, tra gli altri, santa Teresa d’Avila: <>. Per concludere ricordo quello che dice san Tommaso: con il suo equilibrio afferma con sorprendente sobrietà stupende verità. Dice Tommaso: <>. Il punto di partenza è l’amore, il punto d’arrivo è la gioia, in mezzo sta il desiderio, come ponte tra queste due sponde del cuore dell’uomo.
San Francesco d’Assisi è stato un uomo molto pratico e, per quanto riguarda la preghiera, non ci ha lasciato dei trattati; la preghiera però l’ha vissuta con una singolare profondità. I suoi biografi ci lasciano questa descrizione bellissima: Non tam orans quam oratio factus. Non tanto ha fatto preghiere, ha pregato, quanto piuttosto è diventato preghiera. In Francesco c’è una simbiosi stupenda tra preghiera e vita, la sua vita e la sua persona sono diventate preghiera.
San Bonaventura. In una sua pagina troviamo una bellissima immagine, con la quale afferma che la contemplazione, e quindi la preghiera, è paragonabile a un’esposizione alla luce di Dio. È come se l’uomo fosse un pianeta che si rivolge verso il sole, ne resta illuminato e, a sua volta, diventa fonte di luce. Usando un’altra immagine simile, Bonaventura dice che l’uomo in preghiera è come il girasole che si rivolge senza interruzione al sole divino bevendone avidamente la luce.
San Francesco di Sales. Egli dice che la preghiera “è un colloquio del cuore con Dio… noi parliamo con lui e lui, a sua volta, parla con noi; noi aspiriamo a lui e respiriamo in lui e reciprocamente egli inspira in noi e respira su di noi” È bello questo intreccio tra noi che aspiriamo a lui e respiriamo in lui, e lui che inspira in noi e respira su di noi: è bello perché dice la profonda comunione di vita che si realizza con Dio nel momento della preghiera.
Il pensiero di san Francesco sulla preghiera è completato da quanto si dice di santa Gertrude, in un inno della liturgia delle ore monastica: <>. Si ripropone di nuovo l’intreccio dei respiri a esprimere la grande, intima, profonda comunione che si realizza tra il cuore dell’uomo e il cuore i Dio al momento della preghiera.
FARE DELLA VITA UNA PREGHIERA
Abbiamo già ricordato San Francesco d’Assisi.
- Nella vita di San Francesco di Sales si racconta che un giorno il santo ha incontrato la Chantal, la quale gli ha chiesto se avesse fatto orazione, ed egli ha risposto: “No, figlia mia, oggi no”, e mostrando un pacco di lettere ha detto: “Ho fatto ciò che vale altrettanto”.
Ma poteva dire così perché tutta la sua vita era preghiera e perché pregava moltissimo ordinariamente. - Padre Peyriguère, discepolo di De Foucauld: “Forse, non faccio mai così bene orazione quanto nelle lunghe e stressanti giornate passate in mezzo a questa brava gente che mi assedia, che mi succhia alla lettera. Vedere Gesù in ogni essere umano. Come è reale Cristo, come è terribilmente reale quando si presenta sotto le specie di uno dei nostri fratelli infelici! Allora passare la giornata a curare la carne stessa, è diventare contemplativi”.
Ma poteva dire così perché passava ore e ore ad adorare l’Eucaristia, anche di notte.
Solo così l’azione diventa incandescente di carità.
L’intimo legame tra preghiera e vita
Sant’Agostino dice che è il grido che non tace mai. E’ così, perché l’amore domina tutti gli spazi della vita e anche le azioni più banali hanno la loro radice in quell’amore.
– La ricerca-accoglienza della volontà di Dio.
Santa Teresa di Lisieux: “Amo tutto ciò che egli fa”.
Vivere istante per istante alla luce della grande domanda: “che cosa vuoi da me?”; “che cosa corrisponde alla tua volontà?”
Quando è vero che “io vivo per te” siamo diventati preghiera.
INDICAZIONI DI METODO
Un ammonimento di partenza
Un giorno disse il discepolo al maestro: “Non capisco, mi è difficile pregare e pregare bene”. E il maestro rispose: “Spesso non preghiamo bene perché preghiamo mali, male, mala”.
Spesso è proprio così: chiediamo “mali”, cioè con il cuore cattivo; “male”, cioè in modo sbagliato; “mala”, cioè chiedendo cose sbagliate.
Preghiamo con il cuore cattivo. Come si può entrare in relazione con Dio se il nostro cuore è distante da lui? E’ per questo che la Chiesa ci fa fare l’atto penitenziale ogni volta che iniziamo la Messa.
Preghiamo chiedendo cose sbagliate e inutili. Ricordiamo quanto afferma il Signore nel Vangelo: lì domanda di chiedere prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, perché il resto ci sarà dato. Spesso, invece, ci attardiamo nella richiesta di cose superficiali e non importanti. Ciò che deve diventare contenuto della nostra preghiera è Dio, l’incontro con il suo mistero di salvezza, la nostra santità, il bene autentico delle anime.
Preghiamo in modo sbagliato.
Ricordiamo a questo proposito alcuni piccoli-grandi accorgimenti per la nostra vita di preghiera.
Anzitutto il silenzio. Non c’è preghiera senza silenzio: il silenzio esteriore, certamente; ma anche il silenzio interiore, quello grazie al quale liberiamo il cuore da voci, rumori, legami, affetti che impediscono a Dio di farsi sentire da noi.
E poi la verifica della preghiera. La nostra preghiera deve essere verificata, secondo il grande insegnamento di Sant’Ignazio. E la verifica tende a mettere in luce le difficoltà che abbiamo incontrato, le ispirazioni che abbiamo ricevuto, i propositi che abbiamo fatto…Non c’è preghiera in crescita senza una puntuale verifica di essa.
Infine la fedeltà. La nostra preghiera cresce nella misura della fedeltà con la quale la viviamo ogni giorno. Fedeltà significa rimanere fermi nella preghiera in ogni circostanza della vita: sia quando pregare è semplice e sia quando pregare è più difficile, faticoso e arido.
Dunque, silenzio, verifica e fedeltà. Sono alcuni accorgimenti senza dei quali non si può progredire nella via della preghiera. Avere cura della preghiera al modo in cui si ha cura della vita (piccole infedeltà e abbandono della preghiera).
NOTA SULLA PREGHIERA LITURGICA
La relazione tra preghiera liturgica e personale
Si integrano a vicenda: non vi è l’una senza l’altra
– oggettività e soggettività (l’elogio dell’oggettivo)
Alcune dimensioni tipiche della Liturgia
- Dimensione cosmica (CCC 1145-1152)
Il termine corrispettivo è ricapitolazione o consacrazione.
Il cosmo, la storia religiosa dell’umanità, ogni cuore umano si danno appuntamento.
San Giovanni della Croce inviava i suoi religiosi nella foresta per apprendere la dimensione cosmica della preghiera liturgica.
Impariamo la consacrazione del mondo e della nostra vita al Signore - Dimensione ecclesiale (CCC 1136-1144)
Il termine corrispettivo è sponsalità.
Ci ritroviamo dentro la Chiesa sposa che canta allo sposo con lo stesso suo cuore.
Impariamo la relazione di amore sponsale che caratterizza la nostra vita. - Dimensione personale (CCC 1127-1129)
Il termine corrispettivo è trasformazione.
La nostra progressiva configurazione a Cristo.
Il suo pensiero diventa il nostro, il suo cuore diventa il nostro. Cristo prega in noi e con noi. La sua voce entra nella nostra - Al cuore della fede: il mistero della nostra salvezza
Si rinnova il mistero della fede: la morte e risurrezione del Signore, in attesa della sua venuta.
Diventiamo contemporanei degli eventi pasquali: “Il mistero pasquale nel tempo della Chiesa” (CCC 1076)
E vi diamo la nostra adesione: la dossologia e l’amen alla Santa Comunione. Viviamo il “passaggio pasquale”. - La dimensione trinitaria (CCC 1077-1109)
Siamo rivolti al Padre, per Cristo, nello Spirito
L’importanza di ogni preghiera nella sua parte conclusiv - In compagnia del Cielo (CCC 1090)
E’ come esperienza di ascensione. La nostra umanità, in Cristo, è già presso il Padre ed entriamo nel canto senza fine del Paradiso.
Abbiamo la compagnia del Cielo contro ogni forma di solitudine. Siamo nel dialogo della Trinità e nel coro degli abitanti del Cielo.
Non siamo distolti dalla terra, ma immettiamo la bellezza del Cielo nella terra della nostra vita e di coloro che ci sono affidati. La bellezza della liturgia. - L’esercizio della presenza di Dio
Il ripetersi del saluto-invocazione: “Il Signore sia con voi” nei grandi momenti della celebrazione. - La lettura ecclesiale della Parola di Dio
Leggiamo la Scrittura nella luce dei Padri, degli scrittori spirituali, dei santi, del magistero. Impariamo a pensare nel “noi” della Chiesa e non in modo individualistico.
Il senso dell’evangeliario che viene innalzato.
Il senso della dizione “Parola di Dio”.
Il senso del libro che rimane all’ambone.
Il senso dell’evangeliario che viene poggiato sull’altare. - La preghiera continua
La Chiesa risponde alla richiesta di Gesù, di pregare senza stancarsi mai. La liturgia delle Ore - Preghiera pregata
Dobbiamo entrarci dentro con il cuore e con la mente.
I diversi registri della preghiera: adorazione, lode, ringraziamento, intercessione. Soprattutto l’adorazione e l’intercessione.
Impariamo a pregare - La dimensione missionaria
Nel congedo liturgico è presente l’invio. Dalla preghiera scaturisce la missione, la sete per il cuore di ogni uomo, secondo la misura del Cuore di Cristo. - I tre cantici e la relazione con la Messa
Sono da cantare almeno con il cuore.
Il Benedictus orienta la nostra vita al Signore. Rivediamo la vita nella logica del dono e della salvezza. Ci prepara ad accogliere il dono di Dio.
Il Magnificat ci dona l’umanità benedetta della Madonna. Siamo chiamati a recitarlo con il cuore di Maria e lì apprendiamo a guardare la storia con gli occhi di Dio. Ci dispone a ringraziare per il dono di Dio.
Il Nunc dimittis è uno sguardo sulla giornata come accoglienza di Dio che viene a visitare e invito alla verifica di quanto i cuore sia distratto dall’essenziale. Ci proietta al di là di questa vita terrena verso l’incontro faccia a faccia con il Signore