I salmi della misericordia
Salmo 85
Istituto Ravasco, 3 giugno 2016
Sguardo d’insieme
Questo salmo è un canto gioioso e pieno di speranza nel futuro della salvezza. Riflette il momento esaltante del ritorno di Israele dall’esilio babilonese nella terra dei padri. La vita nazionale ricomincia, in quella terra distrutta nella conquista di Gerusalemme da parte delle armate di Nabucodonosor nel 586 a.C.
Nell’originale ebraico del salmo si sente risuonare più volte il verbo shub, che indica il ritorno dei deportati, ma significa anche un ritorno spirituale, cioè la conversione. La rinascita, quindi, non riguarda solo la nazione, ma anche la comunità dei fedeli, che avevano avvertito l’esilio come una punizione per i peccati commessi che vedevano ora il rimpatrio e la ritrovata libertà come una benedizione divina, per l’avvenuta conversione.
Dopo la dura esperienza dell’esilio in Babilonia, Israele è stato ricondotto in Palestina. Tuttavia il popolo non vede realizzarsi le magnifiche promesse di cui si era fatto portavoce Isaia.
Al contrario deve superare tante difficoltà, a cui si aggiunge anche la triste esperienza dell’infedeltà dei rimpatriati alla legge di Dio, il circolare si un senso di apatia e di scontento. Di qui il carattere di preghiera e supplica del salmo.
Il clima del salmo porta con sé sgomento e fiducia, supplica e rendimento di grazie. Il popolo è consapevole delle grandi benedizioni ricevute da Dio, ma si sente ancora appesantito dalla colpa.
Il salmo può essere seguito nel suo svolgimento secondo due tappe fondamentali.
Le due tappe fondamentali
La prima tappa (vv. 2-9)
Si celebra, anzitutto, il ritorno fisico di Israele: “Sei stato buono, Signore, con la tua terra, / hai ristabilito la sorte di Giacobbe” (v. 2).
Accanto a questo ritorno c’è un altro ritorno più interiore e spirituale. Il salmista gli lascia ampio spazio e gli attribuisce un rilievo che vale per l’antico Israele e per noi.
– In questo ritorno agisce efficacemente il Signore, rivelando il suo amore nel perdonare l’iniquità del suo popolo, nel cancellare tutti suoi peccati. E’, in qualche modo il ritorno di Dio. Proprio la liberazione dal male e il perdono delle colpe creano il nuovo popolo di Dio. Ciò è espresso anche attraverso un’invocazione che è divenuta tipica nella liturgia cristiana: “Mostraci, Signore, la tua misericordia, / e donaci la tua salvezza”.
– A questo ritorno di Dio che perdona deve corrispondere il ritorno, la conversione dell’uomo che si pente. Infatti il salmo dichiara: “Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: / egli annuncia la pace / per il suo popolo, per i suoi fedeli, / per chi ritorna a lui con fiducia” (v. 9)
Spesso i termini biblici riguardanti il peccato evocano uno sbagliare strada, un fallire la meta: La conversione è appunto un ritorno sulla via giusta che conduce alla casa del Padre.
La seconda tappa (vv. 10-14)
Questa seconda parte del salmo è molto cara alla tradizione cristiana. Vi si descrive un mondo nuovo nel quale, in modo personalizzato, amore e verità si abbracciano, giustizia e pace si baciano.
“Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo” (v. 12). Tutte le virtù, prima espulse dal peccato, ora rientrano nella storia e, incrociandosi, disegnano la mappa del mondo nuovo: sono quasi quattro punti cardinali della geografia dello spirito. Sembra di ascoltare Isaia: “Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo” (45, 8).
Le parole del salmista, già nel secondo secolo, sono state lette da sant’Ireneo di Lione come annunzio della “generazione di Cristo dalla Vergine”. La venuta di Cristo, infatti, è la sorgente dell’amore, lo sbocciare della verità, la fioritura della giustizia, lo splendore della pace.
Per questo, soprattutto in questa parte finale, il salmo è stato letto in chiave natalizia dalla tradizione cristiana. Ascoltiamo l’interpretazione che ne dà sant’Agostino: “«La verità è sorta dalla terra»: Cristo, il quale ha detto: «Io sono la verità» è nato da una Vergine. «E la giustizia si è affacciata dal cielo»: chi crede in colui che è nato non si giustifica da se stesso, ma viene giustificato da Dio. «La verità è sorta dalla terra», perché il Verbo si è fatto carne». «E la giustizia si è affacciata dal cielo», perché «ogni grazia eccellente e ogni dono perfetto discendono dall’alto». «La verità è sorta dalla terra», cioè ha preso un corpo da Maria. «E la giustizia si è affacciata dal cielo»: perché «l’uomo non può ricevere cosa alcuna, se non gli viene data dal cielo»”.
John Milton, autore del paradiso perduto, scrive in un’ode natalizia “Sulla mattina della natività di Cristo”: “Sì, fedeltà e Giustizia, allora ritorneranno verso gli uomini, avvolte in un arcobaleno e, gloriosamente vestita, la Bontà si assiderà in mezzo. E il cielo, come per una festa, spalancherà le porte del suo palazzo eccelso”
Un’altra chiave di lettura
Le espressioni complessive del salmo si adattano a diverse situazioni storiche, riproducendo una situazione tipo. Il salmo appartiene al genere delle lamentazioni pubbliche: preghiere comunitarie che si inserivano in cerimonie penitenziali occasionate da particolari calamità nazionali (guerre, pestilenze, carestie). Elementi tipici erano: digiuno, gesti penitenziali e la preghiera di invocazione.
Nel salmo si susseguono tre motivi, che poi costituiscono le tre parti del salmo: lo sguardo al passato (vv. 2-4), l’invocazione per il presente (vv. 5-8), la descrizione gioiosa del futuro (vv. 9-14). Si tratta di una struttura tipica della preghiera di Israele e della sua spiritualità.
Oltre alla struttura temporale c’è un altro elemento strutturale di non minore importanza; il fatto che nella preghiera corale (vv. 1-8) si inserisce un a solo (v. 9) e all’invocazione del popolo viene data una risposta da parte di Dio (vv. 10-14).
Il passato: peccato e perdono. Il presente: invocazione che chiede perdono e liberazione. Il futuro: la risposta positiva di Dio
Il riflesso nella vita
- La lettura degli avvenimenti da parte di Israele: una lettura religiosa, di provvidenza. Il peccato è la radice di tutti i mali; conversione e perdono di Dio alla radice del cambiamento. E comunque sempre sperare per la fedeltà di Dio. La nostra rilettura di fede della vita.
- Gesù Cristo è il mondo nuovo! In Cristo si abbracciano e baciano amore e verità, giustizia e pace. Chesterton: “Il mondo non perirà certo per mancanza di meraviglie, piuttosto per mancanza di meraviglia”. La meraviglia che è Cristo!
- La misericordia e la conversione: devono potersi abbracciare in noi.