Scuola di formazione di base.
Il Credo.
Vicariato di Sestri Ponente
DECIMO ARTICOLO
“La remissione dei peccati”
– Digressione sull’appartenenza alla Chiesa
le pagine degli Atti degli Apostoli
la conversione di Paolo: “perché mi perseguiti?”; Anania
il prolungamento di Cristo uomo-Dio nella storia
Sappiamo e crediamo che la risurrezione di Gesù ha ridato voce ai desideri più grandi di vita presenti nel cuore dell’uomo
al di là del silenzio della morte
al di là della solitudine e del dolore per il peccato
L’articolo decimo raccoglie ed esprime questa esperienza: Il peccato non ha l’ultima parola la sua sconfitta definitiva è in Gesù Cristo Salvatore: nel battesimo e nell’assoluzione
“La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è o morte la tua vittoria? Dov’è o morte il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato” (Rm 15, 55)
Con il dono dello Spirito la potenza di Dio ricrea l’uomo
Chiamati a prendere coscienza della nostra condizione di peccatori e ad affermare con gioia la fede nella misericordia di Dio.
Proclamare questo articolo di fede significa ritornare al dono dello Spirito Santo e all’origine battesimale dell’appartenenza alla Chiesa: ecco perché questo articolo segue quello sullo Spirito e sulla Chiesa.
Spirito Santo: Gesù lo dona ai suoi la sera di Pasqua (cfr. Gv 20, 19-23)
il gesto di alitare e la nuova creazione, la ri-creazione
la Chiesa: il potere delle chiavi, di legare e di sciogliere
non c’è peccato, per quanto grave, che non possa essere perdonato dalla Chiesa
“Sono figlia della Chiesa” (Santa Teresa)
Con i sacramenti del battesimo e delle riconciliazione
- Il battesimo è “primo e principale sacramento per il perdono dei peccati” (CCC n. 977). Lo è perché ci unisce a Cristo e al suo mistero di morte e risurrezione. In questo senso il battesimo fa la Chiesa, se pure in modo diverso dall’Eucaristia.
Immersione ed emersione: viene significata la legge che governa tutta la vita cristiana in quanto partecipazione al mistero della Pasqua, di morte e risurrezione. Professare un solo battesimo significa accettare e seguire questa legge come legge della vita.
La vita nuova come ri-creazione del cuore - La riconciliazione: per il perdono dei peccati nel corso della vita, a motivo della nostra debolezza: nuova possibilità di cambiamento e di conversione
UNDICESIMO ARTICOLO
“La risurrezione della carne”
Diciamo di credere che, “dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell’anima immortale, ma che anche i nostri corpi mortali riprenderanno vita” (CCC n. 990)
E’ questo un elemento essenziale della fede cristiana: “Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede!” (Cor 15, 13)
Che cosa significa credere nella risurrezione della carne?
- La carne è la dimensione dell’uomo che lo lega al mondo materiale e alle sue leggi: essa dice concretezza, solidità, realismo, ma anche debolezza, fragilità, fatica, provvisorietà.
E’ nella carne che la persona prova le più belle emozioni e gli affetti, la cura affettuosa nella malattia. E’ dalla carne che la persona desidera di essere liberata: intralcio, limite, prigione.
Esperienza ambivalente della carne - La fede nella risurrezione coglie gli aspetti positivi superando quelli negativi per la forza dello Spirito.
“fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge” (Gal 5, 19-21)
“amore, gioia, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5, 22)
La carne sente di poter accogliere e sperimentare una vita più grande e duratura - La nostra carne è resa partecipe della condizione gloriosa di Gesù ed è destinata a una vita al di là della morte. Non sappiamo come ciò accadrà: sarà una trasformazione, una vita nuova
- Non attesa passiva di un vago “dopo morte”, ma impegno a seminare in questa carne gesti che aprano alla nuova vita, superando la fragilità e le ambiguità della carne
- Affidare alla potenza di Dio il desiderio che esistano per sempre le cose belle e vere sperimentate nella carne
DODICESIMO ARTICOLO
“La vita eterna”
Ci introduce al tema una citazione delle Confessioni di Sant’Agostino. Egli è convertito. Dopo lunghe lotte interiori viene battezzato da Sant’Ambrogio, a Milano. Con la madre Monica sta tornando a casa, nel nord Africa. Fanno sosta a Ostia e Agostino racconta (v. allegato).
Appena poco oltre questo dialogo Agostino dice che “essi con un fremito del cuore” sfiorarono la realtà cui tendevano. Poco dopo Monica morì a Ostia. Agostino la seppellì e partì per l’Africa.
Tendiamo anche noi lo sguardo sull’eternità.
Il contenuto dell’articolo
Questo articolo di fede ci invita a proiettare lo sguardo verso il futuro, a credere che la vita non è solo quella che viviamo sulla terra, che la morte non è la fine di tutto, che c’è qualche cosa che ci attende al di là dell’esistenza nel tempo.
Il termine vita eterna: una nozione relazionale
Vita eterna, termine paradossale: prolungamento infinito della vita?
nozione relazionale e personale di vita eterna
credere in una presenza piena di Dio in noi e di noi in Dio
“eterna” non richiama solo una prospettiva temporale, ma dice anche pienezza
di partecipazione alla vita dell’Eterno
“Si dice che l’eternità non ha fine, per dire che l’eternità è diversa dal tempo. Per quanto il tempo sia lungo, ha sempre un termine. Le vacanze, ad esempio, finiscono. Ma l’eternità non è simile al tempo, e la vera definizione di eternità non è la lunghezza ma la presenza. L’eternità è un presente perenne, un presente di gioia crescente, di gioia sempre presente. Tu sai che la presenza di un amico ti procura molta gioia. L’eternità è la presenza di Dio in noi e di noi in Dio. La vita eterna è la nostra vita trasformata in questa presenza” (J. Guitton, Il mio piccolo catechismo, dialogo con un bambino, Ed. Paoline 1979)
“Questa è la vita eterna, che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17, 3). E’ questa conoscenza a diventare principio inesauribile e beatificante di vita piena.
Il carattere della definitività
Caratteristica della definitività: interminabile adesso dell’amore di Dio, Dio stesso si fa nostra casa.
Dio con il volto del “Dio conquistato”: Paradiso
Dio con il volto del “Dio verificante”: Purgatorio
Dio con il volto del “Dio perduto”: Inferno
“L’Inferno è la condizione insopportabilmente dolorosa della separazione da Cristo, dell’esclusione eterna dal dialogo dell’amore divino: possibilità tragica e però necessaria se si vuol prendere sul serio la libertà che Dio ha dato all’uomo di accettarlo o di rifiutarlo.
Il Purgatorio è lo spazio della vigilanza esteso misericordiosamente al tempo dopo la morte; è un partecipare alla passione di Cristo per l’ultima purificazione che consentirà di entrare con lui nella gloria. La fede nel Dio che ha fatto sua la nostra storia è il vero fondamento del credere a una storia ancora possibile al di là della morte, per chi non è cresciuto quanto avrebbe potuto e dovuto nella conoscenza di Gesù.
Il Paradiso è l’essere eternamente col Signore, nella beatitudine dell’amore senza fine…è un essere con Cristo, un vivere eternamente in lui il dialogo dell’amore col Padre e nello Spirito” (Card. Martini)
Che cosa significa credere alla vita eterna?
1. Credere nella vita eterna vuol dire sperare, partecipando al gemito interiore di tutta la creazione (cfr. Romani, 8, 19-23); e, dunque, anche avere una visione nuova della vita. Che cosa significa essere testimoni della risurrezione di Cristo?
2. Credere nella vita eterna significa illuminare la condizione dell’uomo: riscoprire, rispettare e promuovere la sua dignità: “L’uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. L’altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell’intero e unitario processo dell’esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell’eternità” (Evangelium vitae, 2)
– Il rapporto con l’Eucaristia: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 51). Il farmaco dell’immortalità (Sant’Ignazio di Antiochia), il pegno della vita futura.
– La vita eterna comincia già ora, nella misura in cui viviamo in grazia di Dio: il rapporto tra grazia e gloria nell’insegnamento di San Tommaso.