Omelia – Santa Messa nella IV Domenica di Avvento, anno C
Genova. Cattedrale di San Lorenzo
Tutti conosciamo bene la bella consuetudine che accompagna il tempo dell’Avvento: la consuetudine di mettere, nelle nostre chiese, quella che è chiamata la corona dell’Avvento. In questa corona, lo sappiamo, ci sono quattro candele. La prima candela è detta del profeta, perché ci ricorda un tempo nel quale ascoltiamo le profezie che ci parlano del Salvatore atteso. La seconda candela è detta di Betlemme, perché la nostra attenzioni si concentra sul luogo della nascita del Signore. La terza candela è detta dei pastori, perché il nostro cuore si porta là presso quei pastori che per primi hanno avuto la grazia di ricevere l’annucnio del Natale. La quarta e ultima candela è quella che acendiamo oggi, nella quarta domenica di Avvento: è la candela detta degli angeli, perché la nostra attenzione si porta su quell’annuncio angelico, dato la notte di Natale, che cambia la storia del mondo e la vita di tutti noi.
Queste quattro candele scandiscono il tempo che ci separa dal Natale. Oggi accendiamo l’ultima e ciò vuol dire che il Natale è vicino. Sorge, allora, spontanea una domanda: “Che cosa ne abbiamo fatto di questo tempo di grazia che ancora una volta ci è stato donato? Come abbiamo vissuto la bellezza di queste settimane nelle quali la Chiesa ci ha aiutato a disporre il cuore e l’intelligenza ad accogliere il mistero di Gesù nostra salvezza?”.
Una semplice domanda rimarrebbe sterile. La domanda, oggi, qualunque sia la risposta, determina in noi un desiderio: quello di vivere bene il tempo che ancora rimane, prima che arrivi il Natale; di viverlo con intensità spirituale, con cuore e mente concentrati su questo mistero che, lo ripetiamo, ha cambiato e cambia la storia del mondo, ha cambiato e cambia la vita di noi tutti.
Siamo in tempo, ancora, ad entrare in sintonia con questo grande mistero, il mistero del Figlio di Dio che viene tra noi. La liturgia di oggi ci aiuta ad entrare in sintonia con il mistero del Natale, e noi vogliamo lasciarci aiutare ascoltando quella parola che proprio adesso è risuonata qui, in questa chiesa Cattedrale. Una parola che è risuonata limpida, bella, suadente, capace di trasportarci accanto alla grotta dove si compie il mistero della nostra salvezza.
Tre parole, soprattutto, vogliamo riascoltare e custodire.
La prima è la parola “gioia”. Quando Maria entra nella casa di Elisabetta, ci ha ricordato il Vangelo, il bambino che era nel ventre di Elisabetta ha sussultato di gioia. Perché ha sussultato di gioia? Perché ha riconosciuto che in Maria era presente Gesù, il Salvatore. Lui è la gioia vera del mondo. Lui è la gioia vera della vita. Mentre ci disponiamo al Natale, è importante che entriamo in sintonia con la gioia che scaturisce dall’incontro con il mistero di Cristo.
Ogni altra gioia passa inesorabilmente. È superficiale e distraente. Non appaga realmente il cuore. L’unica gioia autentica che fa sussultare, e lo fa per sempre, è la gioia che dà Gesù: il Salvatore. In questo tempo nel quale siamo tentati di lasciarci catturare da gioie passeggere e deludenti, entriamo in sintonia con il mistero della nascita del Signore, mistero della gioia vera per il cuore di ogni uomo.
Questa è la gioia che non delude mai. La gioia che prova quel bambino nel grembo di Elisabetta è suscitata dalle parole che pronuncia la Madonna. È attraverso le parole di Maria che Giovanni avverte la gioia per la presenza di Gesù. La gioia, allora, del nostro Natale, è certamente la gioia che proviamo, che sperimentiamo e che gustiamo a motivo di Gesù. È anche, però, la gioia che proviamo, sperimentiamo e gustiamo a motivo del fatto che sulle nostre labbra e nella nostra vita risplende la testimonianza al mondo di Gesù. Questo è l’altro motivo per cui sussultiamo di gioia. La nostra gioia sarà autenticamente natalizia se sarà gioia perché abbiamo Gesù con noi e se sarà gioia perché questo Gesù brilla nei nostri occhi, sui nostri volti, è pronunciato dalle nostre labbra, risplende nello stile della nostra vita.
Entriamo in sintonia con il mistero del Natale vivendo la gioia vera.
La seconda parola è “piccola”. Betlemme è chiamata piccola. Questo ci fa intendere che entriamo in sintonia col Natale nella misura in cui noi siamo piccoli. Che cosa significa essere piccoli? Forse appartenere semplicemente a qualche categoria di persone che il mondo chiama “piccoli”? No. Sarebbe troppo poco. Perché si può essere piccoli secondo il mondo, ma grandi, in realtà, di quella grandezza che Dio non vuole. L’unica piccolezza che è celebrata nel Vangelo è la piccolezza di chi capisce che tutto ha da Dio e che senza Dio nulla è buono, bello, vero, utile e prezioso per la vita. È questa piccolezza che siamo chiamati a coltivare, è in questa piccolezza che siamo chiamati a vivere. È di questa piccolezza che ci parlano l’Avvento e il Natale.
Quella piccolezza per la quale capiamo fin dentro le viscere della nostra vita che senza Dio tutto è perduto, che senza Dio non possiamo nulla e che con Dio, invece, tutto è possibile e siamo salvi.
La terza parola è “volontà”. Oggi ci è stato ricordato che il mistero dell’incarnazione è l’espressione più alta dell’adesione del Figlio alla volontà del Padre. Quando contempliamo la grotta di Betlemme, contempliamo il luogo nel quale il disegno di Dio ha preso forma e si è compito in tutta la sua bellezza.
La volontà di Dio chiede di essere vissuta. Come la Parola eterna del Padre si è fatta carne nel Bambino Gesù, così quella stessa Parola desidera diventare vita della nostra vita. Ciascuno di noi è chiamato a rivivere, in qualche modo, il mistero dell’incarnazione, mediante l’adesione alla volontà di Dio, al Suo disegno di salvezza, al Suo progetto di amore: nelle grandi come nelle piccole cose di ogni giorno.
Camminiamo in questa settimana di Avvento, che ancora ci rimane prima di celebrare il Natale, con il desiderio ardente di entrare in sintonia con il mistero della nostra salvezza. Facciamolo, coltivando la gioia autentica, vivendo nella piccolezza del Vangelo, assestandoci con fedeltà nel “sì” fedele e gioioso, al Signore che ci chiama a seguirlo.
Un grande scrittore inglese, Clive Staples Lewis, ha una bellissima espressione che per noi vale sempre, ma che vale in particolare quando ci prepariamo al Natale. Dice così: “Noi cristiani non vogliamo essere brave persone, vogliamo essere uomini nuovi”.
Guai se il Natale fosse semplicemente il richiamo a una bontà umana, a essere semplicemente delle brave persone. Il Natale è il dono straordinario che ci rende uomini nuovi, rinnovati dall’incontro con il mistero. Guai se il Natale fosse il richiamo superficiale, in fondo banale, a valori semplicemente umani, pur buoni, belli, emotivamente coinvolgenti. No! Il Natale è qualcosa di meglio e di molto di più. È l’essere rinnovati in profondità dall’incontro con il Signore Gesù che è la nostra salvezza e senza il quale, in realtà, non possiamo essere neppure brave persone.
È Lui che ci fa nuovi, della novità della vita stessa di Dio: questo e non altro, chiediamo al Signore e supplichiamo che il Signore ci doni.
In questi giorni, entrando in sintonia con il Natale, facciamo in modo che il clima in cui viviamo non sia solo quello dei buoni sentimenti, dei piccoli gesti pur buoni legati a un breve periodo dell’anno, dei valori che muovono superficialmente il cuore. No! Facciamo in modo di lasciarci toccare dal mistero del Signore che viene per la nostra salvezza e che rende nuova la nostra vita, perché la rende bella della sua vita in noi.
Che il Natale sia un essere più di Cristo, che il Natale sia per noi, direbbe San Paolo, un essere “conquistati da Cristo”. Che il Natale possa essere per noi un camminare nella vita, nella via, nella verità che è Cristo, il nostro unico e grande amore.
Informazioni
Sua Eccellenza Mons. Guido Marini celebrerà la S. Messa in S. Lorenzo, Cattedrale di Genova, sabato 18 dicembre alle ore 16:00; considerato il prevedibile grande afflusso di fedeli, sarà necessaria la prenotazione presso l’Ufficio Liturgico della Curia Arcivescovile al seguente indirizzo di posta elettronica: liturgico@diocesi.genova.it.
I pass si potranno ritirare sempre presso l’Ufficio Liturgico, il martedì e il giovedì dalle 9 alle 12.
I posti in chiesa, necessariamente limitati (se ne prevedono circa 280) a motivo delle attuali restrizioni causate dall’emergenza sanitaria.
Sarà possibile seguire la celebrazione anche in diretta streaming sul canale YouTube de Il Cittadino
https://youtu.be/pERTiuNCNxg e su Telepace 3 (canale 115).